Siena di mille cose è piena – Torre di Campigliola: a “guardia” della via Francigena

Entri dentro la torre, alzi lo sguardo e vedi la straordinarietà di un soffitto con la copertura della volta a botte. Già dall’esterno intuisci, mentre arrivi e ne vedi la forma, particolare, originale, rettangolare, che stai per conoscere i resti di un altro “pezzetto” unico del passato del nostro territorio.

La torre, quasi inghiottita dalla vegetazione, purtroppo in stato di abbandono, è ormai l’unico resto della Rocca di Campigliola o Campigliaccia. Fortificazione di avvistamento venne costruita per controllare la via Francigena che correva lungo la vallata sottostante di Campiglia d’Orcia. Campiglia, infatti, fu interessata da una variante della Francigena (ricordate sempre: non esiste una sola via Francigena!) che si distaccava dalle Briccole in direzione di Abbadia San Salvatore.

La rocca si trova nominata nei documenti fin dal 973 (in questo stesso anno, e non può essere una coincidenza perché le vicende dei due insediamenti furono sempre legati, dicevo: in questo stesso 973 l’antico castello di Campiglia è attestato in un documento in cui Lamberto figlio di Ildebrando dei conti Aldobrandeschi vende al prete Roprando di Benedetto beni e proprietà nei comitati di Roselle, Sovana, Castro, Tuscania, Chiusi, Populonia e Parma; tra questi la “corte et roca de Campelli”).

L’antica fortificazione di Campigliola, infatti, era di proprietà, fin da quel X secolo, della famiglia Aldobrandeschi e divenne, nel XII secolo, ancora una volta come il castello di Campiglia, parte del dominio del potente casato dei Visconti.

Ma, nel corso del ‘200, i Visconti si trovarono, potremmo dire, “tra due fuochi”: cioè nelle lotte espansionistiche tra Siena ed Orvieto per il controllo della Toscana meridionale.
Inizialmente i Visconti, diplomaticamente, cercarono di fare i “funamboli” operando una politica di equilibrio tra le due città rivali.

Dalla fine del secolo e per tutto il secolo successivo, si schierarono, con giuramenti di fedeltà, ora con l’una ora con l’altra fazione fino a che, nel 1234, i senesi non rasero al suolo il castello e la rocca, dopo che Pepo di Campiglia aveva stretto alleanza con le sue rivali Firenze e Orvieto. Nel 1264, poi, tutta la comunità di Campiglia, non solo i signori, furono definitivamente sottomessi a Siena. Nel 1274 venne stipulata una divisione patrimoniale tra gli esponenti della consorteria e nel Trecento il processo di progressiva subordinazione alle autorità cittadine andò di pari passo con l’erosione dei possedimenti e dei diritti signorili dei Visconti, fino a che nel 1429 Campiglia ed il suo territorio furono ufficialmente annessi al contado di Siena.

La torre di Campigliola si trova in una posizione suggestiva, su uno sperone roccioso che guarda a tutto tondo l’intero circondario degli antichi domini senesi e comprendi come da lì potesse fare “da guardia” a protezione della via Francigena che correva ai suoi piedi e da punto di osservazione in attesa dell’arrivo dei nemici da quale parte giungessero a seconda delle alleanze del momento. Oggi rimangono all’interno della torre diroccata parte della suggestiva copertura con volta a botte e i fori nelle murature per incastrarvi le travi dei solai, che sembrano gli occhi di chi vi ha vissuto per controllare nemici e proteggere il cammino dei pellegrini che ora guardano te, con benevolenza, perché sai andato a scoprire ciò che rimane di quell’antica storia .

Maura Martellucci

 

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