Vaccini agli over 80, Scaramelli: “Così non va, bisogna cambiare metodo”

Stefano Scaramelli, vicepresidente del consiglio regionale, lancia il messaggio: “Il momento di cambiare modo è arrivato. Questa pandemia ci ha insegnato che muoiono principalmente gli anziani con più di 80 anni: in Toscana solo il 5% degli ultraottantenni hanno avuto la doppia dose”. Scaramelli continua: “Serve una vaccinazione veloce, rapida, di massa. La necessità è di terminare entro Pasqua”.

Scaramelli continua: “Non dobbiamo porci il limite tassativo dell’età anagrafica: sono stati vaccinati amministrativi, sanitari, gli operatori della giustizia, altrimenti nascono paradossi. Un giornalista di cinquanta anni si siede su una panchina, riesce a vaccinarsi, scavalcando 7mila persone, mentre tanti volontari sulle ambulanze non vengono vaccinati. Credo che serva usare la testa, oltre al cuore, per dare un’organizzazione seria alla campagna di vaccinazione”.

Sulle vaccinazioni hanno avuto da ridire anche alcune associazioni di categoria. “Il rallentamento delle vaccinazioni è dovuto ai ritardi nelle consegne dei vaccini, e di questo siamo tutti coscienti. Però ci sono categorie di persone che vengono vaccinate più velocemente, e tra queste non stanno rientrando a sufficienza le persone più fragili. Non è giusto andare avanti così”, così Fosco Tornani, presidente regionale della Fipac, (Federazione pensionati autonomi di Confesercenti). Secondo Tornani non è più rinviabile un recupero di questa disparità.

“Nelle persone a forte rischio sanitario rientrano persone di tutte le età -conclude Tornani-, che hanno delle patologie croniche e che le rendono soggetti fortemente a rischio Covid. Queste persone sono rimaste indietro nonostante la loro necessità di essere vaccinate nell’interesse di tutti, perché solo così si può drasticamente ridurre il rischio sociale del loro impatto sulle strutture ospedaliere. Negli ultimi giorni in Toscana è stato aperto il portale per le prenotazioni, ma per molti di quelli che attendono la chiamata dalle Asl questa non arriva. E’ difficile avere dei chiarimenti, non c’è modo di sapere a chi rivolgersi, i medici di famiglia non sono informati, e sfugge l’effettivo riparto di competenze tra strutture sanitarie che hanno in carico i pazienti”.