Università popolare: festa finale con 260 iscritti

Erano più di duecento, e quasi tutti giovani, gli studenti dell’università popolare di Chiusi che, martedì sera, hanno ricevuto il diploma a fine anno accademico. Nella sala conferenze di San Francesco si respirava grande entusiasmo, e si potevano ammirare gli splendidi lavori del corso di ceramica con la tecnica raku. A consegnare gli attestati il presidente dell’Upter Roma, cui l’Università popolare chiusina è legata, e l’assessore al Sistema Chiusipromozione Chiara Lanari. Intorno a loro i 260 iscritti ai 23 corsi, così distribuiti: cinque di lingua inglese, poi tedesco e due di spagnolo. Inoltre: fotografia, storia dell’arte, tre corsi di cucina e altrettanti di pasticceria, i cinque tibetani e giochi di Findhorm, danze in cerchio, laboratorio musicale, oltre al citato raku. Sono corsi che si sono moltiplicati nel corso degli anni, insieme al numero di iscritti.

 

 

 

La storia dell’Università popolare è recente, ma già densa di successi: il primo anno accademico, quello 2008 – 2009, contava su tre corsi e 80 iscritti. L’anno successivo i corsi erano già sette e gli iscritti 133. Poi si è passati a 21 corsi e 210 iscritti, fino ai numeri attuali, sicuramente destinati a crescere. Ma ciò che forse sorprende di più è l’età media, molto bassa: sono tanti i giovani che, evidentemente, hanno curiosità o passioni dentro di loro che il Comune consente di soddisfare, a un costo “politico”. La quota di iscrizione è simbolica, mentre la soddisfazione dei partecipanti elevata, come hanno più volte in occasione della serata conclusiva di questa positiva avventura.

 

 

 

«Siamo orgogliosi di questi risultati – osserva l’assessore Chiara Lanari – che insieme a servizi come la biblioteca o l’informagiovani, ci consentono di dare fondamentali strumenti di conoscenza ai nostri cittadini. In una società sempre più complessa, passione e ingegno possono essere una chiave di accesso anche per il mondo del lavoro, mentre la cultura consente di interpretare il mondo che ci circonda». Qui entra in gioco un valore più alto del semplice corso di studi: quello della qualità della vita, fatta di tanti beni immateriali e, appunto, di conoscenza. Non a caso, alla consegna dei diplomi era presente anche Andrea Micheletti, assessore, manco a dirlo, alla Qualità della vita.