Una vita consacrata alla Robur: al Tartarugone si festeggiano i 50 anni del Siena Club Fedelissimi

Fiumi di inchiostro sono stati versati nella speranza di spiegare il legame viscerale che lega una persona, uomo, donna, bambino o anziano che sia, alla propria squadra del cuore, ma la verità è che o si capisce o non si capisce. Ieri sotto al Tartarugone di piazza del Mercato questo diveniva d’un tratto lampante: uomini e donne che hanno deciso di seguire il Siena, che hanno giurato fedeltà eterna in quanto Fedelissimi e che hanno portato la Verbena sugli spalti di tutti gli stadi d’Italia, da San Siro e l’Olimpico fino all’Angeletti di Sinalunga o al comunale di Grassina. Quella di ieri sera è stata a tutti gli effetti una serata per la Robur e con la Robur. Circondati da sciarpe, striscioni e maglie bianconere, si sono celebrati i 50 anni del Siena Club Fedelissimi, storica istituzione del tifo bianconero, che da ormai mezzo secolo segue le avventure degli 11 ragazzi che scendono in campo vestendo i colori della Balzana.

Tanti gli ospiti che sono accorsi da ogni angolo d’Italia per portare un saluto ai tifosi e alla città, dal presidente Gazaryan ed il direttore sportivo Giorgio Perinetti, all’assessore allo sport del comune di Siena, Paolo Benini. E ancora Massimo Carignani, avvocato del Siena, insignito del premio Robur, allenatori storici come Papadopulo e Beretta e anche giocatori del calibro di Chiesa, Galloppa, Calaiò, Maccarone o Portanova che ancora oggi sono ricordati con profondo affetto da tutti i tifosi bianconeri. C’è anche chi non è potuto essere presente ma che ha voluto mandare un messaggio ai tifosi come la squadra, oggi impegnata a Fermo, o ex come Guillermo Giacomazzi e Tore Andre Flo.

“50 anni sono davvero lunghi – dice Lorenzo Mulinacci, presidente del Siena Club Fedelissimi – e ci vorrebbe tanto tempo per tirare delle somme. Si tratta di un traguardo importante, per uno dei club di tifosi con più storia in Italia. Abbiamo percorso tanta strada e visto tante categorie: tutta una serie di ricordi che percorrono la vita dei fedelissimi e la mia vita, essendo stato tra i fondatori”. “Mi fa piacere – prosegue – vedere qui, oggi, tante persone che hanno contribuito a rendere grande il Siena”. “Di questi 50 anni, – conclude – sono tanti i ricordi che mi sono rimasti impressi. Se devo sceglierne uno da raccontare allora scelgo quello che mi lega all’Olimpico: era la prima trasferta che facevamo lì e mentre legavo lo striscione pensai tra me e me ‘Ecco, ora siamo davvero arrivati al coronamento di un sogno'”.

In conclusione, per rispondere al problema iniziale, ci viene in soccorso la grande letteratura: “Non è facile diventare un tifoso di calcio, ci vogliono anni. Ma se ti applichi ore e ore entri a far parte di una nuova famiglia. Solo che in questa famiglia tutti si preoccupano delle stesse persone e sperano le stesse cose. Cosa c’è di infantile in questo?”. (N. Hornby – Febbre a 90°)

Emanuele Giorgi