“Tre giovedì all’Opera”, Paolo Torriti racconta gli argenti senesi contenuti nel Duomo

L’Opera della Metropolitana racconta i suoi tesori in tre conferenze visibili ‘in streaming’.  Sono partiti oggi, 18 febbraio, gli incontri dal nome ‘Tre giovedì all’Opera’, appuntamenti dove si narra la storia delle bellezze contenute all’interno del Complesso Monumentale del Duomo di Siena.

Nell’attesa di una riapertura del Complesso Paolo Torriti, Gail Solberg e Wolfgang Loseries  sono intervenuti in tre appuntamenti(mediate da Marco Ciamoplini).

“E ‘un esperienza nuova per tutti, senza la tecnologia di Opera Laboratori non saremmo qui – esordisce così il rettore dell’Opera Guido Pratesi-. Tocchiamo aspetti inediti per Opa e Opera Laboratori”. Pratesi ha ricordato il lavoro che sta facendo insieme al cda sul Battistero, sugli studi su Donatello e sulla ricerca della Cripta perduta. “Momenti culturali capaci di attrarre studiosi e visitatori”. Per la festività di San Giovanni “presenteremo una pubblicazione dedicata al reliquiario del braccio di San Giovanni e il 18 novembre una sottolineatura della data delle dedicazione della Cattderale- prosegue-. Sono impegni importanti che ci caratterizzano. Vogliamo valorizzare i nostri beni”.

 Argenti senesi del ‘700 e dell”800 per il Duomo di Siena è il titolo dell’incontro con Paolo Torriti, professore all’Università di Siena e direttore del Master in Storia, Design e Marketing del Gioiello, che, nel 2018, ha prodotto appunto il volume Argenti senesi. Dal 1781 all’unità d’Italia. “Partendo da questa ricerca, oggi ci siamo concentrati sui manufatti in argento realizzati per la cattedrale senese – spiega a Siena News-. Io mi sono soffermato sull’importanza dei marchi di certificazione impressi negli argenti antichi, poiché la loro presenza negli oggetti è spesso fondamentale per stabilire con certezza la datazione e la provenienza dei pezzi di oreficeria”, continua.

Purtroppo gli argenti senesi (marchiati o documentati) conservati attualmente nel Duomo di Siena e nel suo Museo, sono una minima parte di quelli realizzati in passato”, prosegue Torriti. Il motivo? “Alcune vicende nefaste, quali il terremoto del 1798, alcuni motupropri di Ferdinando III e, infine, l’occupazione francese. In tutti questi casi tantissime opere in argento furono distrutte e fuse per realizzare moneta sonante”, sottolinea.

Durante la conferenza, partendo dalla bellissima urna reliquiario che conserva il Braccio di San Giovanni Battista(“la reliquia più preziosa dono di Papa Pio 2ndo alla sua città natale”) Torriti ha mostrato gli argenti senesi più belli del Duomo di Siena, come il paliotto dell’altare della Cappella Chigi, realizzato da Giacomo Campani nel 1715, o la cornice, firmata e datata da Narcisio Stanghellini nel 1844, creata per incorniciare il dipinto su tavola della Madonna del Voto ed ancora la teca d’altare della Madonna di Provenzano realizzata da Giuseppe Coppini. Interessantissime anche alcune fotografie di botteghe orafe ottocentesche situate in Piazza del Campo.