Suvignano, la proposta: “Una banca del germoplasma”

La tenuta di Suvignano, il bene confiscato alla mafia che lo scorso anno è tornata a tutti i cittadini toscani – dall’estate  2019 è gestita dalla Regione-, potrebbe avere a breve una nuova vita. Un gruppo di coltivatori locali ha manifestato la volontà di gestire parte della struttura per creare un importante centro della biodiversità. Tutto è partito con l’idea di costituire nella tenuta di oltre 700 ettari una banca del germoplasma agricolo che possa preservare le tante e particolari varietà di semi presenti nel mondo.

“Abbiamo proposto a due comuni (Murlo e Monteroni d’Arbia, dove si trova Suvignano ndr.) di coinvolgere gli agricoltori nel processo di coltivazioni nei campi e poi di fare fisicamente una casa del seme dove questi possano venire a chiedere in prestito i semi -spiega Robert Brekalo, uno dei coltivatori biologici che fanno parte dell’iniziativa-.Il modello che abbiamo da esempio è il Monte Frumentario delle Terre di Resilienza – una cooperativa ndr.– in Campania”.

“Quando Murlo e Monteroni hanno invitato la collettività alla partecipazione negli eventuali progetti su Suvignano, l’ idea che ci è parsa più naturale era portare la nostra conoscenza di biodiversità nelle Crete Senesi, facendo partecipare chi era interessato alla moltiplicazione dei sementi. L’idea è di farlo sfruttando le terre demaniali”. Dialogando con gli agricoltori locali, Robert ha potuto riscontrare una reazione positiva con tante persone che volevano aderire all’iniziativa  e il gruppo  non si è fermato qui . ” Suvignano potrebbe rappresentare un luogo naturale per incontri-afferma-, le sue terre possono essere un luogo di coltivazione mentre i ruderi sparsi qua e là tra i Murlo e Monteroni d’Arbia potrebbero ospitare la casa del seme e luoghi di aggregazione professionale”.

Gli agricoltori che hanno fatto questa proposta appartengono a varie associazioni di categoria del territorio, tra cui la Coldiretti, ed hanno deciso insieme di aderire al progetto internazionale Solibam- che è nato all’Istiuto internazionale Icarda in Siria-. Questo gruppo sta sperimentando nei propri campi nuove popolazioni di grano adatte alla coltivazione in biologico, l’obiettivo è avere avere semente di qualità adattata alle specifiche condizioni di coltivazione di ciascuna azienda, ad ambienti pedo-climatici diversi tra loro e che garantisca una buona resa. “Queste varietà non hanno necessità di uso di erbicidi e di fertilizzanti – conclude Robert-“.

Marco Crimi