Sociale, Lojudice: “Anche in questo momento ci sia un cambio di passo per i diritti dei minori”

“I nostri ragazzi non hanno la possibilità di esprimersi, di farci sentire le loro necessità, i loro problemi”, questo, il commento del cardinale Augusto Paolo Lojudice, già arcivescovo di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino, durante un webinar dal titolo “Persone di età minore e cittadinanza: i diritti dell’infanzia e adolescenza in Italia: tra teoria e prassi” promosso dalle associazioni “Medicina Solidale” e “Dorean Dote”. Un incontro per parlare di politiche giovanili, toccare i temi sociali a tutto tondo, all’interno del quale sono intervenuti personaggi importanti del panorama politico, come la sindaca di Roma, Virginia Raggi.

“Sono veramente lieto – ha aggiunto Augusto Paolo LOjudice – di questo incontro che ha riunito illustri esponenti delle istituzioni pubbliche e private preposte alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Purtroppo, e lo dico con rammarico, dobbiamo costatare quanto per il diritto sia difficile, ma cruciale, tutelare i minori sui quali spesso ricadono le scelte degli adulti e le crisi familiari. La loro voce, i loro interessi e le loro esigenze, del resto, non trovano, né spesso possono trovare, un’adeguata tutela nel processo civile che, fondato sul contraddittorio tra le parti, è concepito prevalentemente sul modello del conflitto tra soggetti adulti e quindi pienamente autonomi anche nel decidere se chiedere o non chiedere tutela giudiziale. Con questo webinar e con il nostro impegno quotidiano vogliamo mettere in moto un volano di cambiamento affinché il 2021, devastato dalla pandemia, sia l’anno però che possa essere ricordato anche per un cambio di passo rispetto al diritto delle persone di età minore all’ascolto e alla “partecipazione”.

“In quasi 20 anni, prima come sacerdote, poi come vescovo – ha concluso – ho incontrato migliaia di minori a Roma, e non solo, costretti a vivere ai margini della città, in situazioni di degrado sociale ed economico. La cosa più preoccupante, però, è che questi bambini e questi ragazzi non hanno voce, non hanno la possibilità di esprimere a pieno le loro difficoltà, i loro desideri, le loro speranze. Non possono essere cittadini al 100%. Dal 1997, quando iniziai la mia esperienza di parroco a Tor Bella Monaca, insieme anche all’Istituto di Medicina Solidale, abbiamo sempre cercato di affrontare questa problematica: come fare in modo che i minori in stato di disagio potessero essere dei cittadini a pieno titolo”.