Siena, torna a casa il Reliquiario di San Galgano. “Nuovo obiettivo ritrovare la Madonna col bambino di Montesiepi”

“Una storia molto bella, che dimostra ancora di più quanto le comunità locali si stringono nei loro simboli”, è il primo commento di Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali dopo avere ammirato il reliquiario di San Galgano.

La preziosa opera del Maestro di Frosini è tornata oggi, lunedì 26 aprile, nella sua casa, quella dell’Arcidiocesi di Siena. Il reliquiario è stato ritrovato insieme ad altri 9 reperti(tra cui una Croce liturgica, in ramo e bronzo dorato del 12esimo secolo proveniente dalla chiesa di  Casciano delle Masse). I dettagli dell’operazione sono stati spiegati poco fa, nel salone d’onore del Palazzo Arcivescovile di Siena in piazza del Duomo, in una conferenza.

“La gravità del furto lo testimonia il fatto che al tempo la Sovrintendenza, invece di fare una circolare, fece stampare un opuscolo per ritrovare questi oggetti. Adesso indichiamo ai carabinieri un altro obiettivo: vogliamo recuperare una straordinaria Madonna con il bambino lignea che fu trafugata negli anni’60 a Montesiepi” , così interviene il professor Alessandro Bagnoli, docente dell’università di Siena.

 

 

 

 

Era il 1989 quando, all’interno del Museo Diocesano, nel pontificio seminario dei Montarioso, furono trafugate 11 importanti opere prestigiose dell’Arcidiocesi, tra le quali, appunto, un reliquiario dedicato a San Galgano.

La conferenza di presentazione di questi “tesori” assume anche un forte connotato simbolico: a Siena, dopo mesi di chiusure, questo è il primo grande evento dove si parla di arte e cultura ‘in presenza’. “Una dimostrazione di come questo sia l’importanza data ad simbolo dalle comunità locali -prosegue Franceschini-. Inoltre è un ulteriore capitolo della storia di orgoglio dei nostri carabinieri del nucleo della tutela del patrimonio. Sono militari che restituiscono ogni giorno opere all’Italia e a tutto il mondo”.

 

 

 

Il reliquiario – Si tratta di uno dei più preziosi manufatti di inestimabile valore, in rame dorato e smalti, dell’oreficeria del primo ‘300. Aveva ricevuto commissioni importantissime da parte della corte pontificia, come il calice di Niccolò IV per la basilica di San Francesco d’Assisi.

Il ritrovamento – Lo scorso 22 gennaio 2020 il nucleo Tutela del Patrimonio di Palermo dei carabinieri ha riconsegnato all’Arcidiocesi 10 degli 11 pezzi trafugati nel 1989, rinvenuti sul mercato antiquario. Il reliquiario di San Galgano ha subito traumi, “probabilmente nel tentativo di porlo sul mercato non nella sua interezza”, si legge in una nota. È stato spezzato all’altezza del piede e sono state piegate e staccate le guglie metalliche laterali.

Il restauro e la valorizzazione – Nello scorso febbraio il provvedimento di dissequestro è stato notificato all’Arcidiocesi. Oggi è avvenuta la restituzione di queste opere. Lo stato di degrado dei manufatti più preziosi ha reso urgente un intervento di restauro. Lo scorso 23 febbraio il Cardinale Lojudice ha chiesto e ottenuto dal Governatorato della Città del Vaticano la possibilità di restaurare i preziosi oggetti nei Musei vaticani. La direttrice Barbara Jatta che ha affidato il progetto al Laboratorio di Restauro Metalli.

 

 

 

Lojudice, “percorso di ritrovamento ci ha fatto sentire come unico popolo” – Quello del ritrovamento “è stato un percorso che ci fa sentire un unico popolo, un’unica società, un’unica Chiesa. Tutto insieme siamo stati al servizio della nostra gente”, esordisce così il cardinale ed Arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice.”È stato violato un pezzo di storia di Siena – aggiunge il cardinale-. L’arte è un patrimonio comune e di tutti. Speriamo che questi oggetti siano restituiti alla loro integrità originale”.

Jatta, “Interverremo con la devozione che queste opere meritano” – “Le problematiche conservative sono date dalle lesioni operate dai ladri e la perdita di alcuni smalti”, lo dice Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani. “Il grosso delle operazioni sarà capire come ricostruire il reliquiario. Opereremo con la devozione che queste opere meritano. Tra le missioni dei Musei Vaticani c’è quella di conservare e divulgare il patrimonio universale di storia, arte e soprattutto di fede. Quando ci hanno proposto il restauro del Reliquiario e degli oggetti ritrovati, mi è sembrato naturale accogliere la richiesta. Siamo un’eccellenza nel campo del restauro”

 

 

 

Le parole del Maggiore Marmora – Il Maggiore Gianluigi Marmora, comandante dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Palermo, spiega: “La procura di Catania in primis, e noi in un secondo momento siamo arrivati, attraverso fasi, riscontro e poi al rinvenimento”. Il Maggiore continua: “Attualmente la banca dati conta circa 1,3 milioni di opere trafugate, con tanto di foto e descrizioni”. Marmora conclude tornando sul rinvenimento delle opere in oggetto: “Per valore storico religioso artistico sono preziosissimi per la comunità senese”. Le indagini “sono ancora aperte -spiega.  L’input  lo ha dato la procura di Catania. C’erano alcuni elementi che già emergevano, il soggetto, a cui sono stati ritrovate queste opere, era un collezionista”.

Don Enrico Grassini, “si rimargina una ferita aperta per il territorio” – “Si rimargina una ferita barbaramente inflitta a Siena e all’Italia”, così ha aperto la conferenza Don Enrico Grassini, direttore dell’Ufficio Beni culturali dell’Arcidiocesi. “È stato recuperato uno dei più pregiati e singolari oggetti di origine senese del secolo”, prosegue.

 

La diretta dell’evento