Siena, le scuole di lingua e cultura italiana sono in crisi: “Nessun aiuto dalle istituzioni”

Era il 2020 quando il mondo iniziava a fare i conti con il covid: da quel momento, tutto il pianeta ha iniziato ad affrontare una sfida durissima, quella della pandemia. I governi di tutte le nazioni sono corse ai ripari, con misure ordinarie e straordinarie, aiutando ove possibile i settori in crisi. Tra i campi più duramente colpiti c’è sicuramente quello delle scuole di lingua e cultura italiana, che da sempre sfruttano, o addirittura creano ex novo, flussi di studenti-turisti.

Siena, città che da sempre fa del turismo un fiore all’occhiello, poteva vantare alcune scuole con numerose collaborazioni da e con l’estero. A farsi portavoce dei disagi vissuti dalla propria categoria è Lavinia Bracci, direttrice di Siena italian studies – Study abroad che spiega: “Noi da sempre lavoriamo con le nazioni straniere, in particolar modo con gli studenti dagli Stati Uniti d’America. Chiaramente col covid gli studenti hanno molta più paura di venire per trascorrere un periodo in Italia, se non consideriamo i periodi in cui è stato addirittura vietato spostarsi”.

“La nostra categoria – continua la signora Bracci – è stata assolutamente ignorata da tutte le istituzioni. Abbiamo fatto appelli alla regione Toscana, insieme alle altre associazioni, agli enti locali e ai nostri rispettivi comuni, ma abbiamo ricevuto indietro solo promesse e nessun fatto concreto. In particolar modo, abbiamo chiesto di essere riconosciuti come operatori turistici, dato che il nostro codice Ateco non ci ha dato diritto ad alcun ristoro. Ogni nostra richiesta è rimasta inascoltata”.

“Forse non tutti sanno che la nostra attività – aggiunge – crea un indotto non indifferente. I nostri studenti sono qui per vivere un’esperienza formativa a 360 gradi, per immergersi nella nostra cultura, il che porta benefici alle famiglie senesi che ospitano i nostri ragazzi, alle associazioni con cui collaboriamo, a chi poi affitterà una stanza a parenti e amici, senza contare la pubblicità che poi faranno una volta tornati a casa”.

“Peraltro, il fondo dove operiamo come Siena italian studies è di proprietà del comune di Siena, – chiosa Bracci – al quale abbiamo chiesto più di una volta aiuto: le spese sono tante, e gli introiti sono sempre minori. Nonostante la disponibilità dell’ente concessionario, da parte dell’amministrazione abbiamo ricevuto solo belle parole, alle quali non sono seguiti però fatti concreti”.