Siena: grande l’immagine… a volte anche troppo?

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foto di Antonio Cinotti

Ci sono piccole vicende che a volte anche inaspettatamente aiutano a riflettere più in grande. Come sta avvenendo per la querelle che si è accesa sul tema delle bikes, ad esempio. Utilissime in sé e a prima vista accettabilissime in generale (smart, green ecc. come sono), le bici per il centro storico hanno acceso un dibattito antico: percorribilità pedonale, sicurezza, parcheggi auto diminuiti ecc. ecc. Bene, vuol dire che la città è viva e che non si può ridurre il confronto solo alle assemblee ufficiali. Le decisioni vanno sedimentate. Possono  essere sperimentali, provvisorie, corrette, migliorate. Che ci vuole? Disponibilità al dialogo, apertura, serenità.
E’ un appello per tutti, non solo per i social writers, che tendono a respirare a polmoni anche troppo voraci a volte, inebriati da un’insolita libertà di movimento. Gli amministratori devono aver pazienza e cercare di rispondere alle questioni poste quando sono specifiche e pertinenti. Insomma, non devono fare i politici, che spesso divagano in termini generali, perché la domanda li coglie impreparati o non sanno che dire di concreto. Non è di qui che nasce molto del distacco tra istituzioni e società civile?

Ma veniamo al punto, che si vedrà sottilmente collegato…
Vittorio Sgarbi all’ultimo Virus di Rai2, tra le eccellenze artistiche sulle quali sempre si concentra nel modo brillante che è inutile elogiare, ha ricordato il “Buongoverno” lorenzettiano con l’evidenza che sempre merita. Ha magnificato la città operosa che nei suoi “Effetti” il Buongoverno mostra così articolata e gli è venuto naturale ricordare addirittura che la civiltà dei Senesi del tempo era tale perché la sua Repubblica era…
fondata sul lavoro come detta la nostra Costituzione attuale!

Pensate, allora era addirittura costituzionale il diritto al lavoro, ha recitato Sgarbi.
Non so se l’assessore Vedovelli è suo amico o se la D’Orsi l’ha incluso nel variegato palinsesto della Capitale italiana della Cultura, ma certo è difficile negare che i minuti sgarbeschi sul Buongoverno siano stati molto ‘a garbo’ per la larga e/o qualificata audience della trasmissione. Quale migliore promozione?
OK, ma anche: quale simpatico errore!

Il Costituto in volgare di cui abbiamo festeggiato i 700 anni nel 2010 e dintorni (io ho colto tutti d’anticipo nel 2009 con il libretto in collaborazione con Cecilia Papi) si distende per un migliaio di pagine e quindi tutto è possibile, ma se ben ricordo non reca questo diritto. Parla di tanti altri diritti indirettamente come si faceva allora, ma direi che proprio ‘costituzionalmente’ di questo non poteva parlare. Allora lo Stato (e Siena era città-Stato) pensava al benessere dei suoi cittadini e cercava di non distruggerlo con le troppe tasse (era modernissima anche in questo…), ma non pretendeva tanto. Poteva aspirare alla più grande cattedrale del mondo, ma non aveva pretese di quel tipo. Dava lavoro, certo più di ora, a tanti maestri e lavoratori per i lavori pubblici (opere d’arte comprese), a tanti notai e militari, si permetteva di sfidare i giudici, ma si teneva molto sul concreto. Era governo con i piedi per terra quello del Buongoverno.

E qui veniamo al rapporto amministrazione-cittadini. Il governo tutte le settimane apriva la porta per ricevere i cittadini e doveva dare risposta alle istanze presentate la settimana precedente. C’era il diritto alla risposta senza dover essere consiglieri comunali. Grande Costituto…

Ma torniamo a Sgarbi, alle piccole grandi cose significative. Il suo strafalcione, in senso tecnico, in realtà un senso ce lo ha, eccome.

E’ una specie di ipercorrettismo, paradossalmente, che attesta in modo lampante la affidabilità dei Senesi secondo una ‘voce’ molto diffusa nell’opinione pubblica mondiale. Chi ha insegnato le virtù del Buongoverno quasi 700 anni fa, chi ha dipinto in un Palazzo comunale una Maestà (quest’anno al 700esimo anno) che minacciava i cattivi governanti, chi ha cose tali e tante altre da vantare può avere avuto anche vicende rovinose (e criminali) come quelle recenti ormai raccontate in una mezza dozzina di libri e oggetto di tante inchieste giudiziarie, certo. Ma se pure ha subito una specie di furto colossale, non ha perciò dissipato un patrimonio plurisecolare di arte e di sapere politico-istituzionale che continua a destare l’ammirazione del mondo – e qualche cantore non improvvisato come  garbi può orecchiare e pensare seriamente che quel diritto ci fosse…

Ma la fiducia ha un limite e bisogna evitare di alimentare gli strafalcioni. Ne ho fatto un inventario come regalo di Natale. Ma ci si può sempre tornare sopra, amabilmente, anche facendo due passi sulla Francigena a braccetto del Sindaco…

Mario Ascheri