Siena e le parole perdute nel tempo – sulla pandemia

Un secolo fa tutto il mondo fu sconvolto non solo dalla prima guerra mondiale, ma anche da una drammatica pandemia influenzale ribattezzata “Spagnola” che causò milioni di morti. Ancora oggi, camminando nei cimiteri della Misericordia e Laterino, è possibile trovare lapidi con la scritta: “Colpito da fiero morbo” oppure “Strappata nel fiore degli anni da terribile morbo”. Epigrafi di un tempo lontano, ma che ci hanno fatto riflettere sulle “parole” con cui raccontiamo oggi l’epidemia da Covid-19 e in qualche modo ci hanno perfino fatto incuriosire su quel vocabolario senese dei nostri nonni andato perso con gli anni e con l’evoluzione della società. Per questo iniziamo questa rubrica settimanale cercando di ritrovare termini o frasi che fino a mezzo secolo fa facevano parte del gergo quotidiano e che per fortuna, di tanto in tanto, possiamo ascoltare anche oggi.

Intanto diciamo che indossando la mascherina oltre ad aver praticamente azzerato l’influenza, in tanti non hanno sofferto nemmeno di “strizzo”, il fastidioso screpolìo delle labbra che soprattutto in giornate ventose e fredde fa la sua comparsa. Il periodo del lockdown totale invece ha fatto riabbracciare parenti ed amici dopo quasi tre mesi e qualcuno non ha potuto nascondere un po’ di cambiamenti. A parte che senza parrucchieri ed estetiste sembravamo tutti “rospi bottai”, chi si è dilettato in cucina ha messo su una simpatica “buzzàcchera” tanto da diventare un vero e proprio “butrinfione” ed essere ribattezzato simpaticamente un bel “buristone”. Se rinchiusi in casa in tanti sono diventati “lotri” ed hanno “mangiato a ritrécine”, al contrario c’è chi ha perso molti chili diventando il classico “seccaione” o più sofisticatamente “seccavigne”. Se le persone con qualche chilo in più sono sempre state al centro di continue battute, a Siena invece quelle magre e magrissime hanno costantemente suscitato spiritosaggini. E così il tale è “secco come un graticcio” (dove si mette a seccare l’uva per il Vinsanto) oppure “da piccino deve avè succhiato le palle del letto”.

Il primo appuntamento è già finito. E’ giunto il momento di “dare l’addio del Morandi”, ora si va tutti a “desina” prima che i pici diventino “diacci marmati”.