Siena dà oggi l’addio ad Angelo Cortecci

Ci ha lasciato Angelo Cortecci. Ha lasciato la sua Tartuca, e Siena. Contrada e città formavano per lui un binomio inscindibile. E quando la conversazione toccava problemi senesi dimostrava di essere molto attento, informato e saggiante moderato nelle analisi. Aveva un equilibrio di giudizio e un senso della diplomazia ereditato dal padre Ezio. Credo nutrisse sentimenti repubblicani. Ma il suo discorso era appassionato, non fazioso, preciso non drastico.


Chi l’ha avuto amico per tanti anni incontrandolo soprattutto nelle occasioni tartuchine ricorderà il suo esemplare attaccamento alla città, il contributo che ha dato proseguendo un’attività commerciale improntata ad una modernità vera, ad una continua voglia di aggiornamento. In Contrada era il Mimmi e già il nomignolo che si era guadagnato trasudava d’affetto. Angelo, Angiolino è stato uomo di straordinaria generosità e sempre pronto a offrire il suo sostegno alle belle imprese di un comunità amata in modo smisurato. Fu Capitano dal 1987 al 1990, ma la Fortuna non gli arrise. I disegni delle dea bendata non premiano i meriti. Fino all’ultimo ha voluto essere presente, anche quando la malattia inesorabile che avanzava lo aveva privato della vista. Ha affrontato il declino con una dignità che ha dell’incredibile. Qualche volta ci si trovava a comprare il giornale da Linda. Mi colpì una battuta che caratterizza appunto la sua capacità di sopportare la sofferenza. Lo salutavamo a voce alta, anche per farsi riconoscere. “Ciao, Mimmi!”. E lui: “Scusa se non ti ho salutato, non ti avevo visto”.

 

Nessun cenno di lamento, nessun piagnisteo. Certo: la moglie Luciana, e i figli Carlo e Gianni e i nipotini hanno alleviato gli anni ultimi circondandolo con una premura incessante. Lui era testardo e si piccava di andare da solo nel Campo, seguendo un itinerario inciso nella memoria e nel cuore. Adù Muzzi, che per lui è stato come un fratello, l’accompagnava e le dispute che nascevano al tavolino del caffè di piazza lo tenevano legato ad un universo per il quale ha sempre avuto un culto inattaccabile. Benvoluto da tutti il Mimmi, ossequioso e entusiasta, intransigente talvolta, astuto, ma buono e schietto come un ragazzo. Una mattina – mi resta in mente incisa questa immagine – mi fermai a guardarlo in piazza Tolomei. Rimasi zitto perché la scena mi stringeva il cuore. Lui era appoggiato al Palazzo, già nel regno delle ombre, nel mistero del non-visibile. Si godeva in silenzio l’aria fresca di Siena. Se le persone avevano perso le fisionomie e le voci giungevano indistinte, quell’aria che respirava era una consolazione, lo faceva sentire dentro il mondo unico della sua vita.

Roberto Barzanti