La virologa delle Scotte contro Luc Montagnier: “Covid-19 non è nato in laboratorio”

“Le sue tesi? Molto discutibili “. Così, con poche parole, la professoressa Maria Grazia Cusi, dell’Uoc Microbiologia e Virologia dell’Aou senese, dice la sua sulle affermazioni fatte dal virologo francese Luc Montagnier. Montagnier ha recentemente affermato che il Sars-CoV-2 è stato rilasciato accidentalmente da un laboratorio di Wuhan ed inoltre il genoma completo di questo agente ha all’interno delle sequenze dell’Aids. “Non condivido le sue tesi perché le sequenze genomiche sono da provare così come il discorso del virus creato in laboratorio – commenta così Cusi-. Questo agente patogeno non sarebbe il primo che si è mutato è ha iniziato ad attaccare l’uomo, basti pensare a Sars e Mers”.

“Non possiamo stabilire se il virus è stato prodotto artificialmente o è ha origini naturali ma credo che sia successa quest’ultima cosa“, e ancora “l’Hiv e il covid-19 sono completamente diversi, si trasmettono differentemente: uno per via aerea e l’altro per via ematica; hanno modi di replicarsi totalmente diversi”. Questa la riflessione delle professoressa che poi ha spiegato che cosa significa per lei e per la sua equipe aver isolato il Sars-Cov2 – sono stati i primi in Toscana: “Ora siamo in grado di far crescere un campione del covid-19 su colture cellulari – dice-. Nel momento in cui abbiamo visto che le cellule hanno cambiato morfologia, abbiamo isolato il virus”.

Adesso, per quanto riguarda l’utilizzo dell’agente patogeno “possiamo conoscerne le attività di crescita e gli elementi collegati alla virulenza” , precisa Cusi che prosegue “manipolare un virus vivo si sarà utile per motivi diagnostici ci farà capire se il soggetto è protetto per l’infezione, e poi  sapremo quali sono gli antivirali nocivi contro il covid-19 e faremo ulteriori valutazioni in prospettiva per un vaccino futuro che potrà essere sperimentato sugli animali” .Un vaccino proteggerà gran parte della popolazione, ma per Cusi  bisognerà “vedere se esisteranno mutazioni tali da non essere riconosciute e quindi bisognerà anche essere capaci di reagire ad eventuali variazioni“.

Sulla conoscenza del coronavirus la professoressa Cusi ammette che tra gli esperti ci sono ancora delle cose da scoprire “non sappiamo molto – evidenzia-, sappiamo quanto si può diffondere ma c’è una grande confusione della letteratura scientifica ed è molto difficile capire quanto siamo lontani dal vaccino“. Sulla fase due ” tutto dipenderà dai provvedimenti presi dal governo – questa la sua presa di posizione-. Sono d’accordo con chi dice di andarci piano con le scelte da prendere. Non siamo distanti dal momento della fase 1. La programmazione che il governo intenderebbe fare – lenta, graduale e regionalizzata- è un sistema ancora da valutare”, sottolinea  la virologa che però avverte: ” Allentare la guardia in questo momento può essere pericoloso”

“In Italia c’è la capacità di criticare sempre chiunque nel bene e nel male – questa una cosiderazione della professoressa-: bisogna rispettare le scelte di alcune commissioni che consigliano sul come comportarsi , anche se , se esistesse una direttiva univoca sarebbe meglio”. L’epilogo della riflessione è affidato  ad un ragionamento sull‘atteggiamento di sfiducia nei confronti della scienza e delle decisioni che vengono dall’alto.“Credo che con buonsenso e razionalità e con dati scientifici chiari potremo convincere tutti sulla gravità delle situazione- conclude-. I compromessi vanno cercati ma bisogna tenere conto della situazione: se il virus comincia nuovamente a circolare rischiamo di chiudere nuovamente”.

Katiuscia Vaselli

Marco Crimi

Di seguito l’intervista completa