Virus, l’appello di Scaramelli: “Sull’Aviran l’Aifa e l’Oms devono dirci la verità”

“Ho riscontrato un miglioramento e spero di non avere ulteriori problemi nella fase terminale della malattia. Una volta concluso tutto, se il mio organismo avesse gli anticorpi, andrei subito ad dare una mano per chi bisogno e a fare conoscere cosa si prova durante la degenza”. E’chiuso in casa da oltre due settimane ed ora ha voglia di tornare per dare un aiuto per affrontare quest’emergenza il consigliere regionale di Italia Viva e presidente della commissione sanità della Toscana Stefano Scaramelli.

Quattordici giorni fa esatti aveva comunicato alla stampa di essere positivo al covid-19 – era uno dei primi cento casi in Toscana, oggi sono oltre duemila-. “Non è stato un semplice rimanere a casa -spiega- . Ho scoperto di essere contagiato lunedì 9 marzo ma già da qualche giorno convivevo con dei dolori insopportabili e per questo mi ero subito messo in autoisolamento. In questi giorni ho avuto tanto mal di testa ma la febbre non mi è mai salita sopra i 38 gradi”.

“Siamo risultati positivi io, mia moglie e mia figlia – prosegue-. Mio figlio, che ha soli 8 anni, è negativo  e non può entrare in contatto con noi. Da 16 giorni non possiamo toccarlo ed è molto triste. Lui è ancora piccolo per capire cosa sia in realtà questa cosa, ci dice di tenere chiuse le finestre perché ha paura che il virus possa venire dall’esterno della nostra casa. Mia figlia invece è un po’ più grande, ha 13 anni, e non la sta vivendo per niente bene: è una bambina che deve convivere con il covid-19 e che deve pensare a come proteggere suo fratello“.

La terza guerra mondiale, così Scaramelli ha chiamato questa lotta contro questo nemico invisibile: il coronavirus. “Noi tutti stiamo in casa per proteggerci – prosegue- e fuori ci sono medici, infermieri ma anche forze dell’ordine, commessi dei supermercati che ogni giorno rischiano per noi. Vanno tutelate, va tutelato il nostro personale sanitario con i migliori dispositivi per la sicurezza e per questo vanno subito distribuite le nostre risorse. Dobbiamo essere grati a tanti cittadini e a tante aziende: con la loro solidarietà sono preziosissimi per i nostri professionisti”.

Sulla situazione sanitaria in Toscana il consigliere ha ipotizzato che, una volta raggiunto il picco, il numero dei contagi qui da noi sarà di 3mila persone. “I ricoverati saranno 600 e secondo i nostri esperti così satureremo le nostre terapie intensive( per Siena ci sono 25 posti in letto in più ndr).Adesso mentre prepariamo le terapie intensive di Siena, Arezzo e Grosseto stiamo anche formando il personale all’intubazione, alla gestione dell’aria e alla subintensive”.

In Toscana possiamo contare su un esercito di 56mila soldati pubblici, questa è la nostra forza con il diffondersi della malattia. Laddove in Lombardia c’è una sanità che si basa su una logica privata che si è trovata in difficoltà, noi abbiamo un sistema universalistico pronto a reggere l’onda d’urto”. Afferma Scaramelli che poi ha detto la sua sul farmaco giapponese Avigan. “L’Aifa, ma anche l’Oms, deve dirci la verità su questo medicinale perché potremmo essere in tempo per salvare delle persone”.

Chiuso nella sua casa in questi giorni il consigliere comunale ha visto il mondo cambiare in modo repentino. “I potenti del globo sono diventati impotenti solo con un virus-afferma-. Tutto cambierà: l’Europa dovrà abbandonare le logiche dell’austerity ed adottare una politica economica più espansiva come fu fatto nel secondo dopoguerra. Questo non è più un problema di Codogno, della Lombardia ma è un problema planetario: nulla sarà come prima“.

Spazio poi ad una riflessione su come è cambiato la sua città, Chiusi, che con oltre venti contagiati è uno dei luoghi più colpiti in provincia di Siena. “Da noi non ci sono stati focolai ma solo una serie di relazioni tra nostri cittadini e persone del nord Italia- afferma-.. Tranne i primi sei casi poi non ci sono correlazioni tra i vari casi chiusini“.

Katiuscia Vaselli

Marco Crimi