San Michele Arcangelo e i paracadutisti, un amore che va oltre la fede

Si è tenuta oggi 1 ottobre la messa in suffragio del patrono nella chiesa Santa Maria in Portico a Fontegiusta. Alla funzione, officiata dal Cardinale Augusto Paolo Lojudice, hanno partecipato il prefetto di Siena Maria Forte, il Sindaco Luigi De Mossi, i comandanti dell’arma dei carabinieri, della finanza, dei vigili del fuoco e della polizia penitenziaria.

La cerimonia si è svolta con un numero ridotto di paracadutisti in osservanza alle norma anticovid ma l’atmosfera era quella delle grandi occasioni per la presenza dei familiari dei caduti del 17 settembre 2009 in un attentato ad Herat in Afghanistan.
Nel suo discorso il cardinale Lojudice ha voluto sottolineare l’appartenenza alla stessa comunità e le motivazioni di fondo che legano la città alla Folgore. Particolarmente sentite le parole del comandante del 186° reggimento paracadutisti colonnello Federico Bernacca, che nel descrivere il ritratto del santo, un Principe che lotta contro il male, dai cui assalti difende perennemente la fede e la Chiesa, ne ha sottolineato le virtù e la forza, ma anche le difficoltà reali nel riuscire a farlo.

Il 186° reggimento paracadutisti e stato l’ultimo reparto a lasciare l’Afghanistan il suo operato e quello di tutti gli altri reparti che si sono avvicendati sono lo specchio di quanto rappresentato da San Michele: possiamo provare fino in fondo e con tutte le nostre forze a sconfiggere il male, ma la sua forza è tale che spesso ritorna.

Sono stati ricordati tutti caduti della “Folgore” sia in pace che nella varie missioni, ma particolarmente toccante è stato il ricordo dei paracadutisti deceduti il 17 settembre del 2009 ad Herat. Durante un servizio di scorta il convoglio della Folgore era stato attaccato da un’auto bomba, sei morti e quattro feriti tra i nostri militari, un numero imprecisato di morti e feriti tra i civili afghani. I nomi dei quattro caduti del 186° reggimento sono stati scanditi ad uno ad uno per sottolinearne la presenza, bene ha fatto il comandante a farlo, ma siamo sicuri che il loro spirito fosse lì, presente, insieme ai tanti colleghi che erano ad Herat quel maledetto giorno.

Giovanni Graziotti