Roberto Marini, il capitano vittorioso dell’ultimo Palio straordinario: “O Vincere, o morire”

Sono passati 38 anni dallo Straordinario del 1980 e 18 da quello del 2000 e il protagonista è sempre stato Roberto Marini, selvaiolo. Tantissimo tempo, eppure Marini – l’ultimo capitano vittorioso del Palio straordinario del 2000, anche se aveva vinto da dirigente paliescoo anche quello del 1980, le due vittorie della Selva se le ricorda molto bene, ricorda le corse di Panezio e di Urban II, ricorda le motivazioni che lo portarono a scegliere Bastiano e quello che provava Giuseppe Pes in quei giorni di Settembre. Momenti per lui bellissimi che però gli appaiono lontani nel tempo e verso cui prova nostalgia.

Roberto Marini lei è stato il capitano vittorioso della Selva sia per il Palio straordinario del 1980 che in quello dedicato al nuovo millenio. Quali sono i suoi ricordi più belli e quali aneddoti ha da raccontarci?

«Ho tantissimi ricordi di quei momenti e tra l’altro provo verso questi anche un pensiero di lontananza. Sono passati tanti anni e questi eventi mi appaiono così lontani. Mi ricordo più che altro le preoccupazioni. In particolare mi riferisco al 2000. In quell’occasione ebbi la fortuna di avere dei bravi veterinari e anche dei bravi maniscalchi. Nella tarda mattinata della giornata in cui si doveva correre il Palio ritornavo da un incontro con un’altra contrada e li vidi (i veterninari ndr) molto preoccupati venirmi incontro in via dei Pellegrini.»

Che cosa era successo?

«Il cavallo aveva problemi agli anteriori,  un po’ di risentimento ed insomma c’era preoccupazione. Io dissi di non buttarsi giù con gli animi. Alla fine i veterinari riuscirono a far si che il cavallo potesse correre il Palio. Fece una corsa bellissima, vinse però secondo me fece tre giri precisi, né un metro più né un metro meno.  Urban II, a cui sono molto affezionato, era completamente bloccato e non ci fu nemmeno il verso di farlo girare nelle contrade il giorno dopo per il giro della vittoria, rimase nella stalla. Un’altra cosa che mi stupì molto in questo Palio fu di avere un grande rapporto con tutti capitani, di spessore, giusti e tutti bravi per il Palio. Tutti tiravano a vincere ma alla fine il fortunato sono stato io. Però ebbi un bellissimo rapporto, in quei giorni, con tante altre persone».

Cosa provava il fantino, cosa provava chi era nella stalla in quei giorni e cosa provava la dirigenza?

«Io volevo che Beppe Pes vivesse la contrada, doveva sentire quello che il popolo pensava perché in quei giorni nella Selva il pensiero era di “O Vincere, o morire”. Un po’ perché stupidamente io, anche se non me ne pento, alla cena della Prova Generale dissi :”Ragazzi state tutti calmi, perché domani noi si vince il Palio”. Presi delle brontolate dai mangini e anche qualche mio familiare ebbe da ridire sulla mia eccessiva esposizione. Però poi alla fine andò tutto bene»

Parliamo della Carriera del 1980. Anche quella volta lei era capitano della Selva…

«In quell’occasione mi ricordo c’era indecisione se montare Silvano Vigni o montare Canapino. Discutemmo fra noi e insomma il fatto era che avevamo vinto il Palio di Luglio del 1978, l’ avevamo vinto con Bastiano. Per lo Straordinario del 1980 le contrade che partecipavano ed avevano sogni di vittoria erano la Selva, l’Oca ed il Drago. Avevamo vinto di recente e Bastiano rimase la nostra preferenza rispetto a Canapino. Con Leonardo comunque ho sempre avuto un bellissimo rapporto, gli ho voluto bene fino all’ultimo giorno della sua vita. Ero anche uno dei pochi senesi, questo mi è dispiaciuto, presente ai suoi funerali, purtroppo Siena fu distante quando ci furono le esequie di Canapino»

Facendo un breve excursus in questi 38 anni di Palio, come pensa sia cambiato?

«Il Palio resta uguale, per tutti, per le dirigenze e per i fantini. Cambiano alcune cose perché cambia la società, cambia la vita, cambia Siena perché cambiamo noi stessi. Ma il Palio resta qualcosa di meraviglioso che si evolve come si evolve il mondo. Non sta a me dire se in bene o in male»

Riprendendo le parole del sindaco questo è un “Palio voluto dai giovani”, lei cosa vuole dire a chi magari non era nemmeno nato per vedere la carriera dedicata al nuovo millennio…

«Gli dico di mettercela tutta perché nessuno gli regalerà mai niente. Di farsi vedere in Piazza, di tirare fuori le proprie qualità perché i favori si fanno una volta. In contrada i giovani devono sentirsi pronti per dare tutto perché regalare, non si regala niente a nessuno».

Marco Crimi