“Quel tamburo che suona simbolo di una città che non si ferma”

Il Valdimontone, questa domenica, è la prima contrada a festeggiare il proprio patrono. Le celebrazioni però saranno diverse: non ci sarà la festa titolare, non ci sarà nemmeno il tradizionale giro in città per omaggiare le consorella. Domenica Siena si sveglierà senza quel rullo dei tamburi e senza quello sfruscio delle bandiere che la accompagnano nella primavera e nell’estate. Qualcuno però continua ancora a suonare come ci racconta Marco Giglioni nella sua riflessione

“Abito a Sant’Andrea a Montecchio, a pochi chilometri da Siena. Io sono nato sul Monte Amiata, sono cresciuto lì, ma questa città, da quando ho 20 anni, e ora ne ho 48, mi ha adottato. In questo periodo difficilissimo per tutti, restando a casa, mi capita di passare qualche ora in terrazza (balcone, terrazza, cambia poco dal punto di vista terminologico, insomma quel metro quadrato che ho fuori dalla mia camera).Ecco. Spesso, intorno alle 17, quando esco fuori nella mia terrazza/balcone, sento un tamburo in lontananza. È qualcuno che qui a Sant’Andrea a Montecchio si esercita. Non so chi sia. Lo sento ma non lo vedo. Lo sento in lontananza. Non ho idea di che contrada sia. So che però mi piace questa cosa, perchè vuol dire che Siena, città che, ripeto, mi ha adottato e a cui io sono grato, non si ferma.Anzi, aggrappandosi alle proprie tradizioni, continua a non mollare, a reagire nella maniera più composta che conosce. Unendo tradizione, passione, attaccamento, identità. Io non sono nato a Siena, quindi chiedo scusa se ho usato termini sbagliati. Ma affacciarmi alla mia terrazza/balcone intorno alle 17 e sentire questo “suono” è, in questo momento, per me, carico di significati. Grazie, chiunque tu sia…”