Quando la chat crea un mostro: mattinata di ordinaria follia a Siena

Il tam tam è partito nella giornata di ieri ma ha raggiunto il culmine questa mattina, tra i vari gruppi whatsapp interni alle Contrade e nel resto di Siena: messaggi inerenti a un uomo che avrebbe disturbato in maniera pesante e in più occasioni ragazze e bambini, in diverse Contrade. Questo, stando alle parole diffuse via chat e naturalmente la questione ha sollevato un polverone. Comprensibile. Il salto al di fuori è stato velocissimo ed ha creato un botta e risposta per ore, mentre le forze dell’ordine – raggiunte da analoghe segnalazioni – si sono messe al lavoro per verificare una situazione ormai non più contenuta dentro ai rioni ma affidata ai social e alle conseguenti, pesanti conclusioni di molti.

Va da sé che dai primi messaggi agli ultimi in ordine di tempo, la versione si fosse arricchita di dettagli succulenti ma non verificati, quindi buoni solo per il pettegolezzo spicciolo (pericoloso) e non certo per il lavoro che noi giornalisti dobbiamo fare, per primi: essere utili ai cittadini senza diffondere notizie false o tese a creare allarme senza fondamento.

La prima risposta arriva dalla questura che riconosce il soggetto come malato psichiatrico, seguito da tempo e attenzionato sia dalle forze dell’ordine che dalla famiglia. Una persona incapace di intendere e di volere ma mai colpevole o presunto tale per ciò che è stato scritto nelle ultime ore nelle chat. Qualche discussione in alcune Contrade, è vero, luoghi dai quali è stato allontanato anche per la pesantezza di certi atteggiamenti ma niente a che vedere con le accuse che gli sono state mosse. Il che fa tutta la differenza del mondo: le parole hanno un peso e possono sfociare in comportamenti violenti, linciaggi del tutto gratuiti dal momento che nessuna denuncia formale è pervenuta di fatto né alla polizia né ai carabinieri. Sta di fatto che le forze dell’ordine hanno verificato e raggiunto la famiglia dell’uomo, ad Arbia. E’ così che si è conclusa la mattinata frenetica di ordinaria follia: non con un Tso ordinato dal sindaco ma con un Aso, accertamento sanitario obbligatorio, misura simile al Tso (visita medica anziché cure sanitarie). E’ stata la stessa famiglia a convincere l’uomo a sottoporsi alle cure del caso, tanto che egli si trova già al policlinico delle Scotte per un ricovero nel reparto di Psichiatria (nella foto, forze dell’ordine e soccorsi fuori casa per portare l’uomo alle Scotte).

Un episodio che sicuramente merita una riflessione, in primis sulla situazione di quanti, incapaci di intendere e di volere e sotto cure psichiatriche, meritino interventi e attenzioni diverse e maggiori. Perché si tratta delle categorie deboli della società. In seconda battuta, dovremmo riflettere sulla comunicazione ma questo risulta a quanto pare più arduo del trovare una soluzione al problema evidenziato. Quindi concentriamoci seriamente sugli interventi rivolti agli anelli più deboli della catena.

Katiuscia Vaselli