Quando 13 ebrei furono bruciati vivi in Piazza del Campo

Sono già giorni di Palio, ma domani è anche la ricorrenza di un giorno nero nella storia di Siena. Il 28 giugno del 1799, infatti, bande provenienti da Arezzo entrarono a Siena e, tra le altre cose, saccheggiarono e devastarono il ghetto che si trovava a Salicotto: 13 ebrei furono uccisi in questa circostanza.

Le truppe francesi avevano già dal 1796 iniziato la loro campagna militare in Italia: nella prima fase a comandare i soldati c’era un giovane generale di nome Napoleone Bonaparte. Il Granducato di Toscana fu l’ultimo Stato a venire conquistato: il 24 marzo del 1799 le truppe francesi entrarono nel territorio toscano, mentre il granduca Ferdinando III di Toscana si rifugiò a Vienna. L’annessione avvenne in maniera rapida. Il 6 aprile i francesi entrarono ad Arezzo e in Piazza Grande fu piantato uno dei simboli della Rivoluzione francese, visibile in ogni città che veniva annessa: l’Albero della libertà. Passo dopo passo, le truppe transalpine entrarono in tutte le località toscane, comprese Siena e Firenze.
Ma proprio da Arezzo scoppiò una insurrezione, e ancora oggi è aperta una diatriba su chi fossero i componenti delle bande che si vennero a creare. C’è chi parla di semplici contadini “bigotti”, c’è chi sostiene che in loro aiuto si mossero anche gli aristocratici e quanti potevano essere danneggiati dalla presenza francese in Italia, c’è chi dice che un importante sostegno arrivò anche da alcuni sacerdoti. Fatto sta, queste bande iniziarono a combattere contro le truppe francesi e soprattutto contro la legione polacca comandata dal generale Jan Henryk Dabrowski (i polacchi combattevano assieme ai francesi perché sognavano di avere finalmente una Polonia libera da russi, prussiani e austriaci).
Il Viva Maria Agli inizi di maggio si diffuse ad Arezzo più di una voce inerente al prossimo arrivo di truppe austriache e russe che avrebbero combattuto contro i francesi. In città scoppiò il caos e parte della popolazione scese in strada per combattere contro i francesi. Il 6 maggio le truppe napoleoniche furono cacciate e fu bruciato l’Albero della Libertà in Piazza Grande. I cittadini insorti giurarono la loro fedeltà al Granduca Ferdinando III. Fu solo il primo di una serie di episodi che toccarono l’intera provincia aretina e che videro fronteggiarsi più volte i franco-polacchi con queste cosiddette “bande”.
A Siena L’episodio più terribile avvenne però a Siena, il 28 giugno del 1799. Dopo avere occupato molte cittadine della provincia senese, le bande del Viva Maria riuscirono ad entrare anche in città: le cronache raccontano che la furia si riversò contro coloro che avevano aiutato i francesi a prendere e governare Siena e contro gli ebrei. Il motivo in questo caso era assai semplice: le truppe francesi furono le prime a riaprire il ghetto nel quale la comunità ebraica era costretta a vivere già da oltre 200 anni, abbattendo le porte del ghetto e bruciandole pubblicamente.
Il 28 giugno del 1799 molte abitazioni in città furono devastate, i palazzi Sergardi e Malavolti e quelli che erano stati abitati dagli ufficiali francesi furono saccheggiati. Ballet, che comandava i soldati transalpini, riuscì precipitosamente a trovare rifugio nella Fortezza medicea. L’episodio più grave avvenne nel ghetto: le bande entrarono nella zona che oggi costituisce parte della contrada della Torre e saccheggiarono svariate abitazioni. Tredici ebrei furono costretti ad uscire dalle loro case e poi furono bruciati vivi in Piazza del Campo, in un rogo alimentato anche dall’Albero della libertà.

Gennaro Groppa