Piste da sci, slitta la riapertura. L’Amiata chiede un tavolo alla Regione: “Ci servono prospettive per il futuro”

“Gli impianti sciistici sono fermi da due anni, la gente è alla disperazione, è un disastro”. A parlare a Siena News è Fabrizio Tondi, il sindaco di Abbadia San Salvatore, che commenta lo slittamento delle riaperture delle piste da sci al 15 febbraio per gli sciatori amatoriali, come previsto dal nuovo Dpcm.

Gli impianti sciistici del monte Amiata, lo scorso anno, sono rimasti fermi per la mancanza di neve e per colpa della pandemia. Quest’anno le cose sono andate anche peggio per le località montane, visto che le restrizioni hanno azzerato la stagione sciistica. “Siamo in attesa di sviluppi -spiega il primo cittadino- ma abbiamo bisogno adesso di ossigeno per impianti, ristoranti e alberghi”.

“La situazione è di assoluta emergenza” commenta Luciano Porcelloni, titolare degli impianti Isa. “Quest’anno -continua- la neve c’è, anche troppa. La grande quantità di neve ci ha prima isolato, poi ha abbattuto alberi e piante, creando tutta una serie di disagi a cui abbiamo dovuto provvedere noi”. La situazione è complicata anche “dalla mancata chiarezza, abbiamo fatto, spendendo anche dei soldi, tutto perché sembrava che  potessimo riaprire il 18 gennaio. Adesso sembra che non ci faranno riaprire almeno fino a febbraio inoltrato”.

In tutto ciò gli impianti restano aperti, per coloro che praticano sport a livello agonistico. “Stiamo dando la possibilità ai ragazzi che praticano lo sci a livello agonistico di usare le nostre piste, ma ovviamente non c’è profitto. Per dare una dimensione, in questo momento, nei momenti di massimo picco ci sono 60 ragazzi sulle piste. La media, nei giorni feriali, in un anno normale si aggirava tra le 500 e le 1500 persone”. “L’idea -continua Luciano Porcelloni- è nata a dicembre, come una cosa estemporanea, ci sembrava giusto dare la possibilità a questi ragazzi di fare sport, e al tempo pensavamo che avremmo potuto riaprire a breve. Invece ci stiamo sobbarcando tantissime spese senza avere introiti”.

Porcelloni è anche proprietario di un albergo, attività in crisi tanto quanto quella degli impianti. “Il punto è -spiega Porcelloni- che un’attività come la nostra lavora principalmente con gruppi, settimane bianche, campi estivi, con tutto il turismo sociale in genere. Ad oggi non non ci conviene nemmeno aprire: solo per il riscaldamento spenderemmo cifre esorbitanti”.

“La nostra richiesta è quella di avere dei tavoli di confronto con la Regione per avere la possibilità di costruire nuove prospettive per il nostro futuro. Ovviamente la speranza è quella di riprendere a lavorare, il nostro appello è  rivolto alla Regione ma anche a tutto il territorio”. Si pensa al futuro ma non si può dimenticare il presente: “ovviamente senza risorse immediate che ci permettano di sopravvivere, è sempre più difficile andar avanti dopo due anni in cui abbiamo incassato zero”. “Per ora -conclude Porcelloni- i famosi ristori non si sono visti: il dramma è che veniamo trattati come chi ha avuto la possibilità di lavorare. Gli stabilimenti balneari hanno potuto affittare gli ombrelloni questa estate, io quest’anno non ho noleggiato nemmeno un paio di sci”.

Emanuele Giorgi