Piste da sci, l’Amiata vuole riaprire ma teme la zona arancione: “Sarebbe il colpo di grazia”

Per le piste del Monte Amiata rischia di suonare come una beffa il via libera del Cts alla riapertura, dalla prossima domenica 15 febbraio, degli impianti sciistici d’Italia.

La ripartenza è infatti permessa solo a quelle zone montane che si trovano in zona gialla e la Toscana, dopo 5 settimane, rischia seriamente di passare in arancione (un pericolo “reale” come ha detto Giani, anche perché l’Rt valutato dalla Cabina di Regia sarà superiore a 1). “Sarebbe qualcosa di disumano – commenta così il sindaco di Abbadia San Salvatore Fabrizio Tondi-. Chi ha un impianto è dovuto rimanere chiuso questa stagione e non lavora da due anni”.

In crisi sono proprio i gestori delle piste che sono dovuti restare chiusi in queste settimane. “Chi ha un ristorante, un bar, chi vende le ciaspole ha guadagnato qualcosa grazie al passaggio in fascia gialla”, sottolinea Tondi. Ad ora comunque l’obiettivo dell’amministrazione di Abbadia è chiaro. “Dal 15 febbraio l’amministrazione dà il via libera alle apertura”, continua.

Per solidarizzare con i gestori dell’impianti il Comune in questi giorni è tornato a fare sentire la sua voce, partecipando ad un flash mob congiunto con le altre realtà di montagna italiane. Lo scorso venerdì 5 febbraio ad Abbadia San Salvatore un minuto di rintocchi di campana ha rotto il silenzio del paese. Un modo “per richiamare l’attenzione verso le numerose difficoltà affrontate dagli operatori, e dalla popolazione della nostra montagna, in questo momento di emergenza economica e sanitaria”, aveva detto l’assessore al turismo del Comune Roberto Bechini.

“Reclamiamo l’assoluta attenzione degli enti locali, della Regione e dello Stato. Siamo periferici, ma garantiamo servizi come elettricità, acqua ad altri comuni. Ad Abbadia San Salvatore servono viabilità, trasporti, fibra per la rete”, Tondi infine ha chiesto nuovamente ristori immediati per chi lavora nel suo territorio. “L’Amiata ha bisogno delle attenzioni da parte di tutti. ai nostri imprenditori serve ossigeno”, conclude.

Marco Crimi