Pienza, la diffida per le monache: “Basta ricostruzioni di parte”

A tutela del Monastero di Pienza Diletta Forti non continui a chiamarsi Badessa e non fornisca ricostruzioni di parte e fuorvianti della complessa fattispecie che è stata oggetto di decisione da parte della Santa Sede”. Inoltre non abusi di titoli non più utilizzabili e la smetta di esercitare poteri revocati.

Si legge questo nell’atto di significazione e diffida presentato dall’avvocato Alessandro Pasquazi, consulente legale della Diocesi di Montepulciano – Chiusi – Pienza. Nel corpo della missiva  l’avvocato ha cercato di fare chiarezza sulla vicenda che da giorni sta andando avanti nella città che si staglia sulla Val d’Orcia.

Cinque i punti in cui si sviluppa la disanima di Pasquazi. E tra questi viene ricordato che la Diocesi ha dato esecuzione a decisioni prese dalla Santa Sede dopo un’approfondita Visita apostolica. Precisando che sia la Diocesi che la Federazione Picena non conoscono gli esiti della stessa visita il legale osserva come nel contenuto dei Decreti “appare evidente come la questione sia ben più complessa e grave” rispetto a quanto è stato “artatamente veicolato sui mezzi e canali di informazione”.

Inoltre Pasquazi evidenzia come “a donne o uomini che decidano, liberamente e consapevolmente, di abbracciare la via religiosa, non è certamente consentito contestare pubblicamente ed attraverso “comunicati” pubblicati sui mezzi di informazione, sul web ed addirittura sul cancello del monastero, legittimi atti assunti dalla Sede Apostolica eseguiti in conformità del diritto”.

Qui il riferimento è chiaro. Nella giornata di ieri infatti le monache avevano affisso una nota al cancello del Monastero. Nel testo la Badessa Diletta Forti faceva sapere che la comunità monastica respingeva ogni accusa di disubbidienza e resistenza.

Quanto al decreto questo, secondo la Badessa, reca grossolane anomalie e vistose problematiche”. Le monache infine diffidavano la Diocesi “ad astenersi da posizioni, esternazioni e azioni che trascendano le materie di propria competenza ed esuberino i margini della propria giurisdizione canonica”