Piazza Salimbeni affollata per i #nogreenpass: “No alla mafia del 21esimo secolo”

Piazza Salimbeni affollata, questo pomeriggio, per la manifestazione organizzata dai #nogreenpass. Molti i manifestanti ma altrettante le persone che si sono fermate ad ascoltare o anche solo a curiosare.

“No alla mafia del 21esimo secolo”: il movimento punta il dito contro big pharma, contro le imposizioni che per i manifestanti sono paragonabili alla dittatura tanto da sentirsi – come si legge in qualche cartello – quasi segnati con la stella di David, alludendo ai tempi bui della shoah. Poi il grido univoco contro il green pass si unisce a una ricostruzione  – del tutto incomprensibile per il contesto – sulle vicende politiche attuali e sulla morte di David Rossi. Dalla manifestazione di idee alla strumentalizzazione il passo è breve, purtroppo. Ma appare chiaro che ormai il movimento che scende nelle piazze d’Italia e d’Europa stia prendendo connotati politici, distogliendo l’attenzione spesso dai temi principali per cui la folla chiede che il green pass non sia obbligatorio perché “discriminante”.

Ai nostri microfoni parla poi il dottor Roberto Gabrielli. Che alle nostre domande risponde: “Io sono contro il green pass perché è un non senso e priva di una libertà costituzionale. Anche i vaccinati trasmettono il virus, quindi mi chiedo perché si vada a fare questa discriminazione. Spero che ci sia una disobbedienza a questa imposizione, poi si mettono in crisi i ristoratori e c’è anche un problema di privacy. Chi non ha il green pass non ha la possibilità di entrare negli ospedali, nelle rsa, nei presidi sanitari. E’ semplicemente un altro artificio per costringere le persone a vaccinarsi. La soluzione della pandemia a mio avviso non è il vaccino, non lo dico io ma scienziati indipendenti. Quando studiavo si diceva che non si può fare una vaccinazione durante una pandemia e con un virus che muta, adesso si è invece voluto sperimentare una tecnica innovativa. Pensare di eliminare questo virus dal pianeta per me è impossibile, quindi dovremo conviverci, dovremo imparare a curarlo dando più importanza alle terapie”.

(Di seguito l’intervista integrale)