Per le banche e Basilea 3 si aspetta il 2025

La gestione dei rischi finanziari legata alla pandemia è un argomento complesso sul quale molti nodi non si sono ancora sciolti. 

Ci eravamo lasciati a marzo 2020, quando in piena emergenza, Bruxelles rinviò al 2023 l’adozione dei nuovi parametri standard internazionali di adeguatezza del capitale richiesti alle banche per l’operatività.

Arriva un nuovo rinvio, data la situazione ancora incerta, proprio dalla Commissione Europea che rimanda al 2025 l’attuazione della fase finale di Basilea 3, con l’applicazione di coefficienti patrimoniali più stringenti rispetto a quelli attuali. La motivazione è che il ruolo delle banche, in questo momento, è centrale per favorire la ripresa e gestire soprattutto i diversi aspetti legati ai finanziamenti e ai mutui in corso. Il processo, in atto da tempo, ha inserito dei modelli prudenziali interni al sistema bancario tali da non sottovalutare i rischi, con l’obiettivo di avere sempre patrimonio sufficiente a coprire i rischi finanziari emersi.

I due temi, la liquidità del sistema nel suo complesso da una parte e la stabilità finanziaria internazionale dall’altra, ricevono grande attenzione a livello comunitario, al fine di evitare un eventuale rischio di contagio dal settore finanziario all’economia reale, indipendentemente dalle cause che possono aver generato tensioni e shock nel durante.

Attualmente viviamo una crisi di natura reale, diversa da quella del 2007-2008 di origine finanziaria dalla quale si innescò un forte irrigidimento delle regole patrimoniali proprio per rendere le banche più solide e robuste di fronte alle crisi.

Tuttavia, la prospettiva, rinvio permettendo, sarà di aumentare i requisiti patrimoniali delle banche europee in media dell’8-9% alla fine del 2030; nel 2025, invece, l’aumento sarà tra il 3 e il 5%. In base alle attuali stime dell’EBA saranno dieci le principali banche europee che si troveranno nella condizione di dover raccogliere nuovo capitale per rimanere in partita. Ma questo lo vedremo a tempo debito.

La funzione principale delle banche come intermediari del credito tra risparmiatori e investitori resta fondamentale per la ripresa economica di tutta l’Europa.  Secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia, nel nostro Paese, durante l’estate si è rafforzata l’espansione dei prestiti alle società non finanziarie, portandosi in agosto il 2,8% sui tre mesi in ragione d’anno, grazie al miglioramento del quadro congiunturale. Anche per le famiglie si è registrata un’accelerazione, con un 4,6% in media. Ricorso al credito e nuovi flussi di cassa, dunque.

Inoltre, nel secondo trimestre dell’anno il debito delle società non finanziarie italiane è diminuito rispetto al periodo precedente, raggiungendo il 74,1% del PIL (nell’area dell’euro 112,3), mostrando un buon andamento per le imprese italiane che hanno ripreso l’attività.

In conclusione, il sostegno delle banche all’economia reale dovrebbe proseguire serenamente, in attesa del 2025.

Ricordiamo che, a regime, l’applicazione per intero dell’accordo internazionale di Basilea 3 nelle norme bancarie, porterà l’UE ad essere prima come giurisdizione, in attesa di Stati Uniti e Regno Unito.

Maria Luisa Visione