Palazzo delle Papesse: operazione “salare la miniera”

Mi sembra che le polemiche sulla riapertura di Palazzo delle Papesse siano surreali (ma non surrealiste) e veramente divertenti.

Banca d’Italia – che ormai da tempo ha messo in vendita l’immobile – sta semplicemente facendo l’operazione che gli anglosassoni definiscono *salting the mine*, traduzione: salare la miniera. Letteralmente, si riferisce allo spargere qualche pizzico di pagliuzze d’oro in una cava di pietra per poterla vendere come una miniera piena di prezioso metallo e dunque ad un prezzo molto più alto. Nel caso specifico, in maniera molto più corretta e legittima (a mio parere, anche condivisibile), si tratta di tenere aperto per almeno un anno il Palazzo delle Papesse, in modo che gli eventuali compratori possano vederlo attivo, in funzione, magari anche pieno di gente e decidere di acquistarlo ad un prezzo più alto.

La considero dunque una operazione squisitamente immobiliare, in cui il contenuto artistico e culturale della mostra organizzata al suo interno (Dalì, quasi-Dalì o un qualsiasi altro artista) assume un significato secondario, se non marginale. La descrizione più gustosa di come “salare la miniera” è forse quella raccontata dallo scrittore inglese Pelhalm G. Wodehouse nel suo libro “Tanto di cappello a Jeeves”. Zia Dahlia acquista a carissimo prezzo il romanzo a puntate di una scrittrice di successo, Daphne Dolores Morehead, per pubblicarlo sulla sua rivista *Milady’s Boudoir* (fonte di continue perdite economiche) e riuscire così a venderla al prezzo di una pubblicazione di successo. Quando il nipote Bertram Wooster – che è poi il protagonista di un ciclo di romanzi di raffinato umorismo ed esplosiva comicità, che consiglio a tutti di leggere – obietta “Ma quei tipi lì non vogliono vedere la contabilità e le cifre, prima di mettere mano alportafoglio?”, la Zia Dahlia lo fulmina con una risposta memorabile: “Non quando hanno gustato i piatti del nostro chef francese Anatole per una settimana e più”.

E qui sta il punto che mi sembra davvero interessante ed intrigante. Per ammorbidire i possibili compratori e rendere la trattativa più redditizia, forse Banca d’Italia ha pensato di mettere sul piatto – al posto delle
delizie gastronomiche di Anatole – la magnifica bellezza di Siena e la sua capacità ancora intatta di attrarre persone e farle innamorare di questo “sogno gotico” in cui abbiamo la fortuna di vivere quotidianamente.

Mai come in questo caso “salare la miniera” può essere un’azione intelligente, proprio perché è la città dove si trova il Palazzo delle Papesse, che lo può rendere particolarmente prezioso ed aggiungere un valore speciale, al di là di quello che può essere il prezzo di mercato.

Un valore aggiunto che si chiama Siena e che sarebbe saggio prendere in considerazione anche per tanti altri gioielli della nostra città.

Roberto Guiggiani