Nicola Nucci, Trovami un modo semplice per uscirne

La lettura di “Trovami un modo semplice per uscirne” di Nicola Nucci, romanzo finalista del Premio Italo Calvino 2018, genera la sensazione di lasciare un tempo – l’epoca attuale – per rientrare in un altro tempo – gli anni Ottanta. Movimento incessante, che brucia i decenni e piacevolmente conquista il lettore. Da un lato, infatti, “Trovami un modo semplice per uscirne” è un libro che è difficile immaginare al di fuori di quelle che sono ormai le costanti del nostro pensiero e delle nostre esistenze: ubiquità dei media – e dunque costante immersione nella mediasfera –, globalizzazione – vale a dire unità economica e tecnologica del mondo –, eccesso d’informazione che riduce la storia alla sola attualità, perdita del futuro, individualismo esasperato. Dall’altro lato, è un romanzo che strizza l’occhio alla nuova narrativa italiana degli anni Ottanta e Novanta (Palandri, Tondelli, Culicchia, Brizzi), il che si traduce nell’adozione di una lingua che riproduce il sound del linguaggio parlato, possiede una sintassi elementare, fa costante riferimento alla musica e al cinema, impiega un ritmo narrativo veloce.

Ora, questo parlare dell’“oggi” ricorrendo a un modello narrativo di “ieri” non credo che si spieghi semplicemente sulla base della condivisione da parte dell’autore di una determinata poetica. L’operazione di Nicola Nucci è diversa, più meditata, più sottile. Non solo la maniera di esprimersi, ma anche “la visione del mondo” che Nick e il suo amico (i due protagonisti) lasciano intravedere,  pur essendo inconfondibilmente quella di tanti dei nostri ventenni, rimanda, a livello di genesi e di costituzione, agli anni successivi alla fine delle grandi narrazioni, quando parole come riflusso, disimpegno, privato hanno cominciato a relegare nell’ombra termini quali partecipazione, impegno, pubblico. Sotto questo aspetto, fortissima è la continuità – e Nicola Lucci la coglie benissimo – tra la condizione giovanile di fine secolo e quella dei primi due decenni del terzo millennio, che della prima appare la radicalizzazione e l’esasperazione.

Nick e il suo amico, col loro vocabolario composto da cento parole, con la convinzione che il precariato sia ormai la normale forma contrattuale di lavoro, di sicuro l’unica possibile, con il loro velleitarismo, con la loro completa assenza di capacità di sintesi e di argomentazione – tutto è riducibile allo slogan –, col loro porre sullo stesso piano una rivoluzione e una partita di calcetto, col loro riferirsi al mercato e al principio di prestazione (logo, marchio di successo, innovazione, audizione) anche quando attaccano il mercato e il principio di prestazione, possiedono le sembianze di una generazione, quella attuale, che non riesce più a pensare che la società possa essere lo spazio non di una pacificante omologazione dell’individuo, bensì di una ribellione che non ammette né cedimenti né compromessi. Il passo che segue è tratto dall’incipit del romanzo, che si articola in quattro parti (“Una stella cometa”, “Un grande varietà”, “Il Messia”, “Canta pure tu”).                  

  • Una stella cometa?

  • Là?

  • Tipo un’astronave, no?

  • Lassù?

  • Non vedi?

  • Soltanto una macchia d’umido.

  • Nel soffitto.

  • Lì.

  • Vuoi un po’ di…?

  • Si sta come d’incanto, eh?

  • Spaparanzati!

  • Ok, eh?

  • Apposto, no?

  • Eh.

  • Oh.

  • Di musica ce ne hai?

  • Se ce l’ho?

  • Ce l’hai?

  • Guarda.

  • Fa’ vedere.

  • Da-dan!

  • La tua collezione?

  • Una piccola parte.

  • Figata spaziale.

  • Voilà, no?

  • Dovresti vedere la mia.

  • L’ho vista e… niente di speciale

  • Niente di speciale?

  • Giudica tu stesso.

  • La tenevi nascosta, eh?

  • Mannò. Era di sopra.

  • Capre a sonagli?

  • Continua a scorrere.

  • Management del Dolore Post-Operatorio, Tre Allegri Ragazzi Morti…

  • Roba buona, no?

  • Persino i Punkreas?

  • Regolare, no?

  • Vero/ Falso?

  • Il singolo: Canapa. 

  • Una rarità.

  • Mi do da fare, cosa credi?

  • Qua?

  • Tipo reparto “prodotti tipici”, no?

  • Impatto Zero, Baustelle…

  • Belindà…

  • Fast Animals and Slow Kids…

  • Bene, no?

  • Mica male.

  • Un sacco di roba, capito?

  • E quaggiù?”

  • Un po’ di sano rock targato United Kingdom.

  • Is Tropical?

  • Anche.

  • Gli Arctic Monkeys?

  • Guarda tu stesso.

Nicola Nucci, Trovami un modo semplice per uscirne, Dalia, Terni 2019

a cura di Francesco Ricci