Nelle terre di Siena ci nasce la marijuana

E poi dicono che nessuno vuole più dedicarsi all’agricoltura! Giusto ieri un anziano sessantenne di Sinalunga, che andava alla ricerca di tartufi neri, rinveniva delle strane piante all’interno di un podere, in un ameno boschetto di ulivi, ben tenuto e certamente frequentato dai proprietari. Inizialmente aveva pensato ad un piccolo orto di pomodori ma, l’altezza delle piante ed una migliore osservazione delle foglie lo avevano indirizzato verso conclusioni ben diverse.

Aveva letto del recente sequestro di 3500 piante compiuto dai carabinieri di Siena dalle parti di Radicondoli e dell’arresto di due anomali coltivatori che si dedicavano amorevolmente a quelle piante e, considerando anche l’assenza di qualunque bacca, aveva pensato alla canapa indiana. L’esercizio di botanica lo conduceva a dei ragionamenti, fondamentalmente all’alternativa fra il denunciare la cosa o farsi i fatti propri. Perveniva quindi ad una soluzione di compromesso. Riferiva tutto ai carabinieri di Montepulciano, con l’esplicita richiesta di non figurare agli atti se non come anonima fonte confidenziale.

Ricevuta la dritta, i militari dell’Arma raggiungevano il sito e sequestravano i dieci rigogliosi alberelli di marijuana, in grado di alimentare le esigenze di tante persone ed un ristretto ma proficuo commercio. La titolare dell’uliveto scaricava ogni possibile responsabilità sul ventenne nipote, figlio di una sorella, descritto come poco di buono. Al ragazzo però veniva quasi un colpo di fronte alle contestazioni della Benemerita. I militari avevano la netta sensazione che quel ragazzo non c’entrasse niente con quella storia. Si avvertiva proprio che quel ragazzo non poteva avere la stoffa, il callo per fare certe cose ed un amico di questi orientava i sospetti piuttosto verso la ventunenne figlia della proprietaria dell’uliveto.

Se la perquisizione a casa del ragazzo non aveva prodotto risultati, ben diversi erano gli effetti della seconda ricerca. Nella stanza di Samantha, chiamiamola così giusto per darle un nome, i carabinieri rinvenivano cinque grammi di marjuana essiccata, 1 grammo di hascisc ed un bilancino di precisione. Con buona pace della quarantottenne madre, la ragazza veniva denunciata per detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e sia pure solo per chiari indizi, anche per la coltivazione delle piante.

Sarà il periodo, fatto sta che nella stessa giornata, nelle campagne di Torrita, durante le operazioni di falciatura, un signore rinveniva e segnalava ai militari dell’Arma ulteriori sei piante di canapa indiana, nelle quali si era imbattuto con sua assoluta sorpresa. E non è finita, perché giusto il giorno prima, in prossimità di un rigagnolo poco distante da una cunetta stradale, i carabinieri del luogo avevano rinvenuto e sequestrato ulteriori tre piante della stessa specie.

Dove vanno a finire queste piante? Sono state trasportate al laboratorio analisi sostanze stupefacenti dei carabinieri di Firenze per essere sottoposte ad analisi. Si tratta di verificare il tenore di tetraidrocannabinolo (THC), il principio attivo che cagiona lo sballo, essenziale per poter imputare delle responsabilità penali. Immediatamente dopo quelle piante verranno bruciate presso un inceneritore abilitato. Chi si dovesse imbattere in strane piante è così pregato di segnalare anche informalmente la cosa ai carabinieri che avranno cura, come sempre, di tener nascosto il nome dell’informatore. La presenza della canapa indiana è più frequente nelle aree dove non scarseggia l’acqua, poiché tali piantagioni hanno la necessità di essere ben irrigate.