Mps, i giudici di Milano: “Da Viola e Profumo inganno per il profitto della banca”

“E’ ravvisabile un’intenzione d’inganno” e ancora “tale era il fine che animava il nuovo management, ossia rassicurare il mercato in vista dell’incetta di denari che si sarebbe da lì a poco perpetrata con gli aumenti di capitale”. E’quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 15 ottobre il Tribunale di Milano ha condannato a 6 anni Alessandro Profumo e Fabrizio Viola imputati come ex presidente ed ex ad di Mps. Per i giudici meneghini “sussiste” anche “ingiusto profitto, principalmente in favore della banca stessa, parsa navigare in migliori acque grazie al falso, che ne ha accresciuto la percezione di affidabilità” . Secondo il Tribunale di Milano erano “pienamente consapevoli” degli errori sui derivati e sul loro operato. che Viola e Profumo  Profumo e Viola hanno commentato dicendo: “Non siamo stati noi a creare il ‘marcio’ nel Montepaschi. Noi quel marcio l’abbiamo tirato fuori, scoprendo il ‘mandate agreement’ segreto che regolava i rapporti tra Mps e Nomura”. I due inoltre ricordano che, nel 2012 “un invito della Banca d’Italia, abbiamo assunto l’incarico di presidente (Profumo) e di amministratore delegato (Viola) di Mps. Il quadro macroeconomico era difficilissimo, per la crisi del rischio Italia, e la situazione della banca disperata. Quindi è stata una scelta fatta per spirito di servizio e non certo per convenienza personale. In questo contesto abbiamo garantito la sopravvivenza di Montepaschi”.”.