Mensa scolastica, sei sindaci della provincia contro Siena: “Tariffe aumentate, discriminate famiglie non residenti”

“La scelta assunta dal Comune di Siena, senza il coinvolgimento dei Comuni vicini, di aumentare le tariffe dei propri servizi scolastici per i soli alunni non residenti, ha determinato un aggravio importante per i bilanci delle famiglie interessate, che qualcuno ha maldestramente tentato di addebitare alla insensibilità dei sindaci dei territori limitrofi a Siena”.

Lo si legge in una nota stampa congiunta di sei sindaci della provincia di Siena i cui comuni sono confinanti con il Capoluogo. I primi cittadini hanno ripercorso la vicenda della mensa scolastica. Paolo Benini, spiegano i sindaci, ha “sbrigativamente liquidato” le “legittime istanze dei genitori” anche “senza particolare garbo istituzionale, ma questo, ormai, non fa più notizia con un invito a rivolgersi ai primi cittadini dei rispettivi comuni per ottenere la necessaria assistenza”.

Continuano i primi cittadini: “la verità, come esplicitato al Comitato delle famiglie in una nostra comunicazione, è che comuni come i nostri già offrono servizi di mensa e trasporto per scuole dell’infanzia e scuole primarie, i cui costi sono in buona parte coperti con la fiscalità generale e solo parzialmente con il contributo delle famiglie stesse, peraltro diversificato a secondo delle fasce di Isee. Per questo motivo, non sarebbe giustificabile, per noi, contribuire a sostenere le spese del servizio di un comune limitrofo,  in cui le cui scuole i genitori hanno liberamente deciso (scelta rispettabile, ma ripetiamo, non dovuta alla carenza di un’offerta scolastica nel loro territorio) di iscrivere i propri figli”.

“Se lo facessimo, oltretutto, rischieremmo anche di invogliare altri a optare per le scuole di altri comuni, depauperando la nostra offerta. Anche l’ipotesi di sottoscrivere una convenzione fra territori contigui (che – lo diciamo con chiarezza – nessuno da Siena ha provato a chiederci) appare una strada non percorribile-continua il comunicato-. Le convenzioni, infatti, vengono stipulate tra Enti nel caso in cui non sia possibile garantire ai propri cittadini la fruizione di un servizio essenziale nel territorio di residenza, ma, come detto, questo non è il caso nostro”.

“L’idea, invece, di un accordo che portasse a considerare i servizi scolastici in una logica più ampia e che consentisse alle famiglie di poter scegliere, a parità di condizioni, la scuola in un’area più vasta rispetto al territorio del singolo comune, per quanto, a nostro avviso, valida, è assai complessa e, al momento, estremamente difficile da concretizzare”, proseguono.

“L’unica cosa realmente fattibile da parte nostra a favore delle famiglie, in questa circostanza, era quella di rivolgere un accorato appello al nostro collega sindaco di Siena affinché la giunta senese rivedesse quella decisione, che giudichiamo alquanto discriminatoria perché incomprensibilmente rivolta solo ai non residenti (che, ricordiamolo, già pagavano il massimo della quota, senza i benefici previsti per le famiglie meno abbienti). Questo abbiamo fatto: ma al momento, non abbiamo ricevuto alcuna risposta”.