Mafia, nel Senese la Dia sequestra i beni all’imprenditore Francesco Zummo

Cinque complessi residenziali sequestrati in provincia di Siena. Il sequestro è stato eseguito dalla Dia di Palermo, su disposizione della Corte di Appello del capoluogo siciliano ed ha colpito Francesco Zummo, imprenditore edile, accusato di essere “a disposizione” di Cosa nostra fin dai tempi di Riina e Provenzano per il riciclaggio di denaro nel settore edilizio”,  come affermano i magistrati.

A Zummo è stato confiscato l’intero patrimonio tra cui -oltre ai beni nel Senese –  undici aziende, centinaia di conti correnti e immobili costituiti da numerosi appartamenti, ville terreni e aziende agricole a Palermo e provincia.”A partire dalla fine degli anni Sessanta- proseguono i magistrati-, Zummo, con il consuocero Vincenzo Piazza  e con il defunto socio e suo fedele braccio destro Francesco Civello, fu tra i principali responsabili del sacco di Palermo, ordito da Vito Ciancimino, realizzando un impero edile di circa 2.700 immobili”.

“La Toscana non  è terra di mafia, ma la mafia ed altre organizzazioni criminali la utilizzano già da un po’ di tempo per riciclare denaro sporco. Non si vede, ma c’è.  Il sequestro nel senese, oggi da parte della Dia di Palermo, di cinque complessi residenziali riconducibili al costruttore palermitano Francesco Zummo, accusato di essere ‘a disposizione’ di Cosa  nostra fin dai tempi di Riina e Provenzano per il riciclaggio nel settore edilizio, purtroppo lo conferma” commenta l’assessore alla legalità della Toscana, Stefano Ciuffo, che si complimenta con Procura e forze dell’ordine per l’operazione.

“La reazione non può che essere di attenzione rispetto un fenomeno che non va sottovalutato e di dire sempre le cose ad alta voce – prosegue Ciuoffo – perché è quello che più disturba la criminalità organizzata. Per questo da quattro anni abbiamo deciso come Regione di affidare la confezione di un rapporto annuale  alla Normale di Pisa su criminalità e corruzione. Nelle prossime settimane presenteremo l’ultimo. Occorre essere vigili e condividere quei dati e quelle riflessioni con gli amministratori locali e i cittadini, perché è quello è così che si irrobustiscono gli anticorpi e la cultura della legalità”.