L’Irlanda fa tremare il mercato del vino europeo

Ad inizio dicembre, il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare aveva cantato vittoria perché la Commissione Europea aveva rimosso il vino e la carne dagli alimenti dannosi per la salute, dopo una lunga polemica suscitata in occasione dello studio per l’adozione del Cancer Plan.

L’adozione del Cancer Plan, infatti, avrebbe aperto la porta all’inserimento nelle etichette di vino e alcolici in generale degli avvertimenti sulla salute. Ma la battaglia non si placa. E questa volta a fare tremare il mondo vinicolo è l’Irlanda, che pochi giorni fa con il silenzio assenso, ha ottenuto da Bruxelles, il via libera all’inserimento degli avvertimenti per la salute (come quelli esposti sulle sigarette) nelle etichette del vino e degli alcolici.

Il via libera è arrivato nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati UE, che considerano la misura una barriera al mercato interno. Il Ministro Francesco Lollobrigida ha commentato, a quanto riporta Ansa: “crediamo che dietro questa scelta un’altra volta si miri non a garantire la salute ma a condizionare i mercati”. In effetti, la spinta verso simili regolamentazioni proviene da Paesi che non sono produttori di vini, ma nei quali l’abuso dei superalcolici rappresenta un grave problema. Di conseguenza il vino viene equiparato ai superalcolici.

L’Italia si è subito attivata tramite il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, e il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, annunciando il ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). I due ministri hanno inoltre indirizzato una lettera al Commissario UE per il mercato interno e i servizi, Thierry Breton, per sollevare la questione. “La scelta di Dublino incide negativamente sulla libertà degli scambi e sulla libera circolazione delle merci all’interno dell’Unione”, si legge nel testo della lettera.

“L’Italia sostiene un approccio informativo volto a educare i consumatori a comportamenti responsabili e a scelte consapevoli, senza però l’adozione di misure nazionali di carattere arbitrario. Chiediamo pertanto un suo intervento a tutela del corretto funzionamento del mercato interno, in linea con la giurisprudenza UE che vieta restrizioni quantitative”, scrivono i due ministri. Si tratta di un vero e proprio attacco al mercato interno, in un momento in cui il Belpaese tocca un record storico nell’export, per un valore vicino agli 8 miliardi di euro nel 2022, secondo un bilancio della Coldiretti sulla base dei dati Istat, in un settore che fattura complessivamente 14 miliardi di euro e offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni.

Stefania Tacconi