L’Intersindacale medica avvisa: “In Toscana mancano 300 medici”

“Dai rilevamenti Anaao Assomed solo nel settore Emergenza /Urgenza (pronto soccorso e 118) mancano, nella sola Toscana,  300 medici dalle dotazioni di organico standard”.  Lo rileva in una nota stampa l’Intersindacale medica regionale. “Per fare un esempio è come se oggi chiudessero 30 pronto soccorso-spiegano-. Una situazione insostenibile in un settore strategico che, al contrario, in questa fase, andrebbe potenziato”. “In queste settimane i medici del sistema sanitario della Toscana si stanno facendo in quattro per assistere i pazienti Covid e garantire il diritto a curarsi dei pazienti affetti da patologie oncologiche, cardiologiche e tempo dipendenti-si legge-. Turni, massacranti svolti senza sollevare polemiche ma che non potranno bastare se non si mettono in campo scelte più determinate che saltino gli ostacoli burocratici che affliggono anche la nostra Regione”.

E le assunzioni? Da quanto emerge nel comunicato  tra stabilizzazioni, dimissioni per passare al settore privato ed i pensionamenti, sono pochissimi i medici realmente entrati a lavoro. Poche assunzioni” se si sottraggono le stabilizzazioni, le dimissioni per passare al settore privato o convenzionato e i pensionamenti. Moltissimi, troppi i posti vacanti nella maggior parte delle discipline”, dice l’Intersindacale.

Nei giorni scorsi e organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria hanno presentato all’assessore Bezzini,” una serie di proposte articolate e giuridicamente supportate”. Le proposte variano “dalla richiesta di selezioni per incarichi di dirigenti da riservare agli specializzandi attraverso bandi semplificati fino al reclutamento di medici del 118 con contratti a convenzione”. Nell’ultima ipotesi, afferma l’Intersindacale “i contratti si andrebbero a stabilizzare come contratti di dipendenza a tempo indeterminato al termine del percorso di specializzazione, per arrivare alla valorizzazione dei turni prestati nei settori covid e nell’emergenza urgenza anche proveniente da altre branche specialistiche”.

Se i contagi aumentano velocemente, “la burocrazia procede a passo di lumaca – accusa l’Intersindacale-“. La situazione “richiede scelte coraggiose, ma non possono bastare quelle chieste i medici”. L’intersindacale chiede che anche la politica e la parte amministrativa “scendano in campo e forzino la norma se necessario”.

“In questa fase in cui non sempre è necessaria la specializzazione, nulla impedirebbe di attingere alla massa di giovani e bravi medici che la politica nazionale ha rinchiuso nel famoso “imbuto formativo”-conclude l’Intersindacale-. L’imbuto formativo si è  venuto costruendo per l’incapacità di garantire a tutti i medici abilitati la possibilità di proseguire nel proprio percorso formativo con una specializzazione”.