Le Docg Toscane: l’Aleatico passito dell’Elba

Il super Ponte 25 Aprile/1 Maggio all’insegna del relax e della natura: isola d’Elba un luogo magico

Magari non lo immaginereste mai, ma anche l’Isola d’Elba era in passato una fiorente terra per la coltivazione e la produzione del vino, almeno fino all’arrivo della fillossera in Europa (una malattia devastante per le viti). All’epoca il profilo dell’isola era disegnato da muri a sasso e da terrazze, dove venivano coltivati non solo l’aleatico ma anche tutte le altre uve: il Sangiovese (Sangioveto), il Procanico, l’Ansonica. Ben il 35% della superficie elbana era coltivata a vite. Il vino era comunque sempre sfuso. Dal dopoguerra fino alla crisi economica degli anni ’70, l’attenzione verso la produzione vinicola andò sempre più calando. Solo in tempi più recenti si sta riscoprendo le potenzialità del terreno elbano per vini di alta qualità, come l’Aleatico Passito dell’Elba, che ha ricevuto il suo riconoscimento come DOCG nel 2011. L’Aleatico, vitigno a bacca nera originario forse della Grecia, è il vitigno autoctono per eccellenza; ad oggi si estende per circa 40 ettari dei 170 coltivati per la produzione di Elba Doc; ha una buccia delicata e sottile, non sopporta una lunga permanenza sulla pianta dopo la maturazione, ed ha una resa bassissima. 

Come da tradizione delle zone vinicole più calde, viene prodotto tramite la pratica di appassimento delle uve, che avviene sui graticci al sole per 10-20 giorni; tale operazione serve a concentrare l’estrazione degli zuccheri e dei tannini, che nella bottiglia darà un passito naturale non liquoroso, di straordinaria eleganza ed intensità aromatica. 

Benché la maggior parte dei produttori tenda ad immettere sul mercato l’ultima vendemmia, sono sempre più le aziende che preferiscono produrre l’Aleatico Passito con tempi di affinamento più lunghi e in botti di legno. Il vino ha un colore rosso rubino intenso con sfumature violacee o granate con l’invecchiamento, ha profumi intensi di amarene, prugna e spezie come cannella e chiodi di garofano. Si abbina tradizionalmente alla “schiaccia briaca”, dolce tipico elbano a base di uvetta, pinoli, frutta secca e, appunto, aleatico.
E’ ottimo anche con le crostate di frutta, o con le pesche tagliate in estate. Vi potrebbe sorprendere in abbinamento con formaggi erborinati come il Gorgonzola o il Roquefort. 

Stefania Tacconi