La storia – Nicola Natili: “Quella volta che ballai con Raffaella Carrà”

“Ai tempi avevo 19 anni, e le mie estati le passavo ad Igea Marina Bellaria, esclusi i giorni di Palio, ovviamente”, inizia così il racconto di una delle più belle serate della vita di Nicola Natili, che continua: “All’epoca per mantenermi facevo ‘lo scemo’, o, come lo chiamano oggi il promoter. In sostanza il mio lavoro era riempire i locali della riviera romagnola. Una professione che mi divertiva e che mi ha dato le mie soddisfazioni: ho avuto modo di conoscere personaggi del calibro di Gino Paoli, Brian Hager ed anche Raffaella Carrà”.

“Quella sera mi chiamò il patron dello Chez Vous, Mariano Antonini, dicendomi che quella sera sarebbe stata presente la Carrà -continua nella narrazione il giornalista senese- e che avrei dovuto organizzare un bel gruppo. All’epoca nelle sale da ballo non era raro che si organizzassero concorsi a premi e giochi di vario tipo. Quando sentì che uno dei premi sarebbe stato un giro di danza proprio con Raffaella Carrà mi brillarono gli occhi e mi catapultai in pista, dove vinsi l’agognato ballo. Lei all’epoca era già una star affermata e, seppur ancora molto giovane, aveva già lavorato con Frank Sinatra nel film ‘Il colonnello Von Ryan'”. Il ricordo di Nicola Natili, poi, si sofferma sul momento clou della serata: “Mi ricordo che la banda iniziò a suonare ‘Senza luce’, una cover di ‘A whiter shade of pale’ dei Procol Harum, ed io potei iniziare questo ballo con Raffaella. Una volta finita questa danza la invitai al mio tavolo dove continuammo a chiacchierare per un’altra mezz’oretta. Parlammo dei nostri sogni, del futuro e mi ricordo che parlammo anche di calcio: io tifoso del Siena e lei tifosa del Bologna”.

La serata non fu l’ultima volta in cui Nicola ebbe modo di vedere e parlare con la Carrà: “Il mattino dopo, decisi di portare all’albergo dove mi aveva detto alloggiare un mazzo di rose che, da studente che ero, probabilmente non mi sarei neanche potuto permettere (ride, ndr.). Arrivo nella hall dell’albergo e scorgo una figura familiare, ma non realizzai subito di chi si trattasse. Quando finalmente Raffaella arriva, io immediatamente le do il mazzolino che avevo con me. A quel punto, è lei che passa i fiori proprio a questa persona che ora era accanto a noi e che riconoscevo essere Gino Stacchini, ala della Juve. All’epoca infatti la Carrà e Stacchini si frequentavano e riempivano le colonne dei giornali di cronaca rosa”. Nicola continua: “Lei mi prese al collo e, con un sorriso che non saprei descrivere, mi disse ‘Sei davvero una gran bella persona, non cambiare mai'”.

Nicola, prosegue ancora: “Uscito dall’albergo mi gettai in strada diretto verso lo studio di fotografia che si occupava di coprire le serate in discoteca. La sera prima, infatti, avevano scattato una foto di me e Raffaella al tavolo dello Chez Vous. Una volta arrivato chiesi subito lo scatto e mi vidi consegnare una mia foto tagliata: il fotografo, poi, mi spiegò che lo aveva contattato il Resto del Carlino per avere una foto della Carrà e che non poteva di certo mandargli la foto con un perfetto sconosciuto”. La storia di Nicola, infine, si conclude: “Quelli tra il 1964 ed il 1968 sono stati gli anni più belli della mia vita, anni in cui c’era tanta voglia di vivere e in cui bastava poco per farsi una risata. Sarà perché avevo 20 anni, ma ho una nostalgia enorme di quel periodo”.

Emanuele Giorgi