La storia – “Nel Natale del Covid, vi racconto il riscatto della mia vita”

Libertà, speranza, avventura e riscatto. Sono questi i comuni denominatori di una storia che vale la pena raccontare. Non è una novella, bensì il ritratto della vita di un libero professionista senese che oggi si gode una meritata pensione. Il nostro personaggio ha accondisceso di raccontarsi ad una condizione: non mettere le sue generalità e ha scelto un nome di fantasia, Claudio.

“Ho accettato l’intervista che mi ha chiesto nella speranza di alleviare la fatica e la povertà di tanti legate al covid”. Così esordisce l’uomo. Fin da subito intuiamo che la sua naturale timidezza viene meno grazie ad un sentimento più forte: la generosità.

 

 

Claudio nasce ben oltre mezzo secolo fa in un piccolo e operoso paese della provincia di Siena. Con i genitori e la sorella abita in un minuscolo e vecchio appartamento. Non c’è il riscaldamento a smorzare il gelo sul lungo corridoio che divide le varie stanze e le ripide scale interne. I genitori lavoravano tutto il giorno per mettere insieme il pranzo con la cena. Claudio era comunque felice della sua quotidianità. “Una vita semplice e colma di affetti. Andavo a suola, giocavo in piazza con i miei amici e ogni giorno aspettavo il postale che riportava a casa la mia mamma. Era una piacevole abitudine. Il mio babbo partiva in bicicletta molto presto. Tutte le mattine si alzava all’alba per raggiungere le miniere di lignite”.

“Fin da piccino mi piaceva saltare, arrampicarmi e fare delle strane evoluzioni sulle scale di casa e sul muro del corridoio. Salivo velocemente sugli alberi con grande paura della mia mamma che alla fine di arrese davanti a quel gioco “.Un giorno nel paese dove viveva Claudio arrivò il circo. Non lo aveva mai visto e ne fu attratto. Quando i titolari (moglie e marito) levarono il tendone Claudio di nascosto li seguì. Se ne accorsero e avvertirono la mamma del bambino. “Mi venne a prendere insieme ai carabinieri. Puntai i piedi e dissi che non sarei tornato a casa. Studiare non mi piaceva e così diventai un giocoliere. Mi davano 4mila lire al mese. Una fortuna a quel tempo”.

Claudio riesce e mettere su uno spettacolo tutto suo e riscuote applausi ovunque vada. Per quattro anni girovaga per tutta la nostra provincia e al compimento del dodicesimo anno decide di tornare a casa. “La mia mamma dopo avermi abbracciato mi dice che dovrò comunque lavorare”. In qualche modo Claudio riesce a prendere la licenza di terza media e poco dopo viene preso come garzone in una mesticheria nel centro di Siena. A casa ci torna quando può, ma spesso dorme per terra su un cartone all’interno degli androni dei palazzi storici che ancora oggi si affacciano per il Corso.

 

 

E’ una vita tutta in salita ma Claudio non si tira indietro. “In quel periodo – racconta – insieme ad altri giravamo con un furgone per la provincia e con un altoparlante reclamizzavamo una lavatrice a mano. Le dimostrazioni le facevamo nei circoli, oppure nei piccoli teatri”.

Viene da sorridere quando scopriamo che la “ lavatrice a mano” è un grosso barattolo con una manovella dove ci mettevano panni, sapone e acqua bollente poi si girava e così le massaie più moderne facevano il bucato. “Qualche mese dopo aver concluso la mia esperienza come rappresentante conobbi casualmente il direttore del Sacro Cuore. Fu lui a chiedere di incontrare i miei genitori ai quali propose che mi avrebbe fatto studiare, comprato dei vestiti nuovi e date 5mila lire al mese in cambio di alcuni lavoretti. Dissi di no. Il motivo? Alle finestre c’erano le sbarre e io al chiuso non potevo stare”.

Il tempo passa velocemente e Claudio quando ormai ha quasi 30 anni decide di mettersi in proprio. Apre un’attività e la sua vita prende un’altra piega. Oggi è in pensione e ricorda con nostalgia gli anni trascorsi dentro un circo perché lo hanno fatto crescere prima del tempo. Poi ci saluta e dice: “Spero con tutto il mio cuore che quanto ho raccontato, anche se in minima parte, renda meno faticoso questo difficile momento”. Ecco che la generosità di quest’uomo torna in primo piano e a noi viene in mente un pensiero del poeta inglese Samuel Johnson: “L’uomo si vede da come tratta qualcuno da cui non potrà ricevere assolutamente nulla in cambio”.

Cecilia Marzotti