La storia – la bellezza di essere maestri: 22 lettere per dire “Grazie”

Il terzo settore è una realtà importante ben presente nel nostro Paese: un mondo fatto di persone e professionisti che dedicano il loro lavoro a dare supporto sociale e sanitario al prossimo. Spesso, però, poco conosciuto nonostante sia uno dei pilastri della nostra società. Siena News, quotidiano da sempre attento a quello che è il lavoro del terzo settore, ha pensato invece di far sentire la voce non soltanto degli operatori ma anche di quanti, ogni giorno, usufruiscono dei servizi delle cooperative sociali, per esempio, a volte senza neppure saperlo. Siamo convinti che il racconto delle esperienze in prima persona sia il modo migliore per aprire gli occhi su realtà che spesso non si vedono, perché il loro lavoro rimane nascosto, silenzioso, operoso. Nella provincia di Siena queste realtà sono molto ben radicate e spaziano in settori anche molto diversi tra loro, accompagnando – come nel caso delle cooperative sociali che fanno capo al Consorzio Archè – l’individuo dalla nascita fino alla fine della vita, con molteplici servizi.

La storia di oggi arriva da un messaggio corale, attraverso 22 lettere scritte alle maestre che fanno parte della Comunità Persona e Infanzia, cooperativa del Consorzio Arché, che da anni gestisce alcune scuole dell’infanzia a Siena e provincia. Ventidue lettere scritte da genitori e da bambini, con disegni e dimostrazioni di affetto a testimoniare il lavoro che queste maestre ogni giorno svolgono. Si, perché il ruolo delle maestre e dei maestri è fondamentale per la crescita dei bambini. Negli asili e nelle scuole materne si apprendono nozioni, si impara a diventare grandi, al fianco di queste persone, certe volte genitori, certe volte insegnanti, a volte severi, a volte affettuosi, ma con una cosa sempre in comune: l’amore e la gentilezza.

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Succede quindi che quando è il momento di spiccare il volo, di diventare grandi e abbandonare il ‘nido’ in tutti i sensi, un genitore mosso dalla compassione prende carta e penna e spedisce la sua gratitudine. “Grazie mille splendide donne, siete preziose”, scrive una mamma. “Care maestre – scrive Vittoria, bambina ormai grande – come state? Anche se sto frequentando l’asilo dei ‘grandi’ vi penso spesso insieme alla mia mamma e canto le nostre canzoni. Vorrei tanto venire a trovarvi ma purtroppo la pandemia complica un po’ le cose. All’inizio non è stato semplice abituarmi al nuovo asilo, ma adesso va un po’ meglio. Vi abbraccio veramente tanto tanto, mi mancate. Un bacio grande in particolare a Roberta, Ombretta, Catia e Mery”.

Tutto questo, forse, è il messaggio più forte per chi ogni giorno dedica la sua professione e passione nell’insegnamento. Così, queste lettere, soprattutto in questi ultimi anni di pandemia, sono risultate lo strumento più funzionale a far sentire il proprio affetto. Magari anche una dimostrazione per far vedere che questi bambini, ormai, sono davvero cresciuti e se possono prendere carta e penna per scrivere “grazie, ti voglio bene”, lo devono soprattutto a chi, per anni, ha passato il suo tempo a insegnargli quelle parole.

Niccolò Bacarelli