La storia di Bernardo Tolomei

Il 20 agosto 1348 muore, contagiato dalla Peste Nera che sta devastando l’Europa e che sta letteralmente massacrando la popolazione di Siena, Bernardo Tolomei. Era nato a Siena nel 1272, con il nome di Giovanni, da una delle più importanti casate cittadine e si era dedicato agli studi di Diritto, fino a diventarne maestro nell’università cittadina. Ma il contatto con l’ambiente intellettuale dei Domenicani – uno dei contesti intellettuali più stimolanti della Siena trecentesca – incomincia progressivamente a indirizzarlo verso altre scelte. A circa 40 anni, colpito da cecità, promette di votarsi alla vita religiosa se recupererà la vista, cosa che miracolosamente avviene. Così, nel 1313, insieme ad pochi suoi compagni, anch’essi provenienti da importanti famiglie magnatizie, si ritira dalla vita pubblica rifugiandosi in una terra di famiglia, Accona, dove il gruppetto vive nelle forme dell’eremitismo, abitando nelle grotte. Nel 1319, il vescovo di Arezzo Guido Tarlati di Pietramala lo spinge a strutturare la sua comunità e a fondare un vero e proprio monastero. Nasce così la Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. Il nome esplicita il culto mariano professato da questi religiosi, con l’aggiunta del riferimento al Monte degli Ulivi di Gerusalemme, luogo dell’agonia e della cattura di Gesù. La specificazione, infine, dell’adesione alla regola benedettina manifesta programmaticamente la pratica religiosa adottata dai monaci: quella della preghiera ma anche del lavoro nei campi. Giovanni, che non vorrà mai essere ordinato sacerdote ritenendosene indegno e non vorrà andare oltre il grado di diacono, e che rifiuterà sempre di essere nominato abate della comunità da lui fondata, abbandona il suo nome originale e adotta quello di Bernardo, in onore di San Bernardo di Chiaravalle (Bernard de Clairvaux, nato a Fontaine-lès-Dijon nel 1090 e morto nel 1153), con il quale condivide la grande devozione verso la Vergine Maria. Quando, nel 1348, a Siena arriva la peste, i monaci di Monte Oliveto – Bernardo in testa – abbandonano il loro monastero (che li avrebbe sicuramente messi al riparo dal contagio) per tornare in città a curare gli appestati. E molti di loro, in questa opera di misericordia, ci lasciano la vita, fra i quali, appunto Bernardo che – quasi un simbolo – muore nello stesso giorno (il 20 agosto) nel quale nel 1153 era morto il suo modello di vita, Bernardo di Chiaravalle. Il suo corpo non è mai stato ritrovato, perché, come tutti i morti di peste, era stato gettato in una fossa comune. Il culto di Bernardo Tolomei comincia subito dopo la sua morte; nel 1644 viene confermato come “beato”, finché, nel 2009, Benedetto XVI lo proclama definitivamente Santo. A Siena il suo culto è particolarmente legato alla Chiesa di San Cristoforo, in Piazza Tolomei, sulla quale sorge l’omonimo Palazzo di famiglia e nell’Oratorio della Contrada Priora della Civetta, che nel 2009, all’indomani della sua canonizzazione, volle San Bernardo Tolomei come compatrono, insieme a Sant’Antonio di Padova. Nell’agosto 2009, proprio la Civetta vince il Palio dell’Assunta con il quale il Comune di Siena aveva voluto commemorare la santità del senese Bernardo Tolomei.

Maura Martellucci

Roberto Cresti