La mia vacanza, in lotta con le statistiche

Prima il fatto: sono stato una settimana in vacanza con la mia famiglia, attraversando il Lazio da nord a sud.
E sarebbe anche stata una vacanza piacevole e spensierata, se non fosse che io lavoro nel settore turistico. Ed ogni volta che parto, mi sento addosso gli occhi di coloro che elaborano le statistiche.
Il primo problema, in verità, l’avevo avuto già alcune settimane prima di partire, quando ho dichiarato in un questionario che quest’anno, nonostante il Covid-19, avevo intenzione di fare vacanze all’estero. Avevo anche comprato i biglietti aerei, ma poi il volo è stato annullato, i contagi sono tornati a salire, il rischio di quarantena era alto, ed ho optato per il Lazio. Ma, ormai, come facevo a comunicare alle statistiche il mio cambio di programma? Il dato sulle intenzioni di viaggio degli italiani ne è uscito falsato.
Poi ho dovuto quotidianamente gestire la differenza statistica fra il turista (colui che è amato dai comuni perché pernotta sul territorio) e l’escursionista da poche ore, sempre guardato con sospetto, perché sporca, consuma l’asfalto e lascia pochi spiccioli.
Per Viterbo ho fatto il turista modello: hotel, terme e cena. Jackpot. A Bolsena mi sono un fermato un’ora e non potevo realisticamente andare oltre a cornetto e caffè vista lago. Ma già a Civita di Bagnoregio mi è venuto il dubbio se con parcheggio, biglietto di ingresso e panini per pranzo, il mio impatto economico sarebbe stato valutato positivamente. Nel dubbio, prima si ripartire ho voluto aggiungere due caffè.
A Nettuno credo di aver fatto commuovere anche l’algoritmo (oltre all’assessore al turismo): 2 pernottamenti lungomare durante 2 giorni di piogge torrenziali. Credo che stiano ancora studiando le motivazioni di viaggio. Ad Anzio, invece, ho fatto soltanto una cena, addirittura prenotata attraverso un noto sito straniero… Non posso essere sorpreso, se mi hanno messo nella lista dei cattivi esempi.
Di fronte a Formia e Gaeta, spero di aver fatto una scelta salomonica: pernottamento in un comune e cena nell’altro. Dove mi possono considerare come escursionista, ma almeno alto-spendente.
A Ponza sono stato disciplinatissimo: pernottamento, aperitivo sul porto, cena, gita in barca e anche i biglietti del bus urbano. Mi restava da giocare l’ultima carta, il pernottamento finale: a chi mi sarei offerto come pregiato turista ormai fuori stagione? Ho scelto Sperlonga. E non mi sono mosso da lì, ho prenotato anche la cena. Non ho avuto la voglia, o forse il coraggio, di essere solo escursionista per quei comuni che avevo scartato.
Roberto Guiggiani