La guerra in Ucraina e l’aumento della contraffazione alimentare Made in Italy

Un problema del quale si parla troppo poco è quello della contraffazione agroalimentare dei prodotti Made in Italy nel mondo, che nel 2022 ha raggiunto ben 120 miliardi di euro.

È l’allarme lanciato da Coldiretti durante la fiera TuttoFood, che si è svolta a Milano in questi giorni, dove presso il padiglione dell’associazione, si è svolta la prima esposizione del Made in Italy taroccato, con la classifica dei prodotti più imitati al mondo.

Al primo posto tra i paesi contraffattori ci sono gli Stati Uniti dove il mercato ha superato i 40 miliardi di euro (1/3 del valore su scala globale). Basti pensare che il mercato dei formaggi italiani taroccati in USA nel 2022 ha toccato il record per una produzione di oltre 2,7 miliardi di chili, superando quella dei formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack. Tale problema, tuttavia, riguarda anche altre categorie merceologiche come l’olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano venduto in tutti gli Stati Uniti.

Tra i paesi dove la falsificazione dei prodotti del Belpaese è cresciuta maggiormente nell’ultimo anno c’è la Russia, dove a causa dell’embargo per la guerra in Ucraina, i prodotti del Made in Italy sono divenuti di difficile reperibilità. Ciò ha visto all’interno del paese, un proliferare di fabbriche specializzate nella produzione di imitazione dei formaggi e salumi italiani per sostituire quelli originali. Uno tra i più noti è il “Russkiy Parmesan”, prodotto nel territorio di Stavropol in alternativa al Parmigiano-Reggiano, fatto con latte pastorizzato e maturato 12 mesi, dalla consistenza dura molto simile, ma si producono anche Montasio, Pecorino, mozzarella, ricotta, mascarpone, robiola Made in Russia, mozzarelle “ciliegine”, scamorze, diversi tipi di salame Milano, insalata toscana etc…

Se tra i prodotti caseari, il più imitato è il Parmigiano Reggiano, non restano esenti i vini italiani, tra i quali i più contraffatti sono Chianti e Prosecco. Un problema questo che è cresciuto sempre più nel mondo, a causa della fama che il Made in Italy ha raggiunto nel mondo. Il danno non si limita al piano economico, ma va a lambire anche il mondo del lavoro, come sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini: “Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale. Si tratta di una priorità per la nuova legislatura” poiché “ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”.

Stefania Tacconi