La contrada dell’Istrice inaugura il nuovo museo, il priore: “Potremmo ospitare mostre ed esposizioni”

Un percorso lungo oltre dieci anni si è concluso ieri, quando il priore della contrada dell’Istrice Nicoletta Fabio ha aperto per la prima volta le porte dei nuovi spazi museali della contrada. Era infatti il 2008 quando la contrada ha acquisito i nuovi ambienti espositivi per risolvere il problema della mancanza di idonei spazi espositivi per drappelloni, monture ed opere d’arte. Adesso, undici anni dopo, questi oggetti che sono la preziosa testimonianza della storia rione di Camollia hanno trovato una nuova casa, nei 300mq della superficie interna di palazzo Pieri – Nerli. “Grande soddisfazione per tutti, abbiamo avuto l’occasione per poter esporre materiale che sennò sarebbe stato ‘sacrificato’ negli armadi e nei magazzini – ci racconta il priore Nicoletta Fabio-.Il nostro progetto non finisce qui perché un museo di contrada è qualcosa di vivo ed in perenne evoluzione, non è semplice conservazione ma è un tramandare la memoria da generazione a generazione”.

 

 

Entrando all’interno del nuovo museo troviamo subito le teche espositive dedicate alle monture storiche, poco più avanti si trovano la sala dei drappelloni, la sala degli arredi sacri e la quadreria. Gli spazi interni ospitano inoltre la biblioteca di contrada, ricca di libri, numeri unici e altri volumi di grande valore storico. Nel piano interrato sono state ritrovate tre antiche grotte in tufo che ospitano alcuni vasi ed altri oggetti in ceramica riportati alla luce dalla contrada.”Nel palazzo sono presenti le monture del 1928, 1956 e 1980, ci sono tamburi, quadri ed opere d’arte realizzate appositamente per l’inaugurazione – commenta il priore-. C’è un bellissimo mosaico che riprende l’affresco del Viligiardi che abbiamo nella sala delle vittorie. Ci sono anche dei drappelloni, pochi perché quelli più recenti sono rimasti nella sede storica che ci fu regalata dal conte Guido Chigi – Saracini. I palii che sono ospitati a palazzo Pieri – Nerli sono quelli dell’agosto 1956, dell’agosto 1958, del luglio del 1961 ed altri un po’ più antichi”.L’intervento di recupero dei locali ha visto partecipare tantissimi istriciaioli che, in forma sinergica e a vario titolo, hanno contribuito alla buona riuscita dell’intera operazione.”

 

 

 

E’stato un lavoro di gruppo che ha, come principale artefice, l’architetto Massimo Mazzini – spiega l’onorando Nicoletta Fabio- coadiuvato però dall’architetto Filippo Buti, gli ingegneri Stefano Fabbri e Claudio Neri, l’architetto Bisogni che si è occupato della sicurezza e poi tanti altri. Le maestranze, le ditte, gli artigiani che hanno realizzato gli allestimenti ed i i restauri sono tutti istriciaioli. Nell’Istrice siamo un po’ gelosi e restii ad aprire le nostre stanze però credo che sia doveroso condividere il nostro museo con i contradaioli delle consorelle e con chiunque sappia amare Siena – conclude il priore-. Credo che potremmo usare questi spazi per mostre temporanee ed esposizioni”.

Marco Crimi