La brigata spendereccia

Questa “associazione” di amici perditempo è citata da alcuni poeti quali Dante Alighieri, Guido Cavalcanti e Boccaccio…

Avvicinandosi al 1200 si cominciò a credere (come era accaduto 2 secoli prima), che per quell’anno fosse prevista la fine del mondo. I frati predicavano e spingevano a fare penitenza e preghiera. A Siena alcuni giovani trovarono in quella situazione, una buona ragione per godersi tutto quello che avevano, prima che la morte togliesse loro vita e ricchezza. Si unirono dunque in una “brigata” composta da 12 persone tutte molto ricche. Tra i giovani di questa brigata alcuni vi includono dei personaggi citati da Dante nel Canto XXIX dell’Inferno quali Stricca e Niccolò dei Salimbeni, Niccolò dei Bonsignori, Bartolomeo dei Folcacchieri detto l’Abbagliato, Caccianemico d’Asciano e quel Lano da Siena citato tra gli scialacquatori.

Misero insieme tutti i loro avere e ognuno dette 18.000 fiorini, attivando così all’enorme somma di 216.000 Fiorini (valore corrisponde oggi a una somma tra i dodici e i quindici milioni di euro), la quale si procurarono una casa che venne detta “la Consuma” (un edificio che esiste ancora oggi in via Garibaldi),  la fecero arredare con ogni lusso e comodità. Quindi cominciarono una vita fatta di ozio e piacere di ogni genere spendendo soldi in stupide comodità e in bizzarre trovate. Cambiavano tre volte al giorno i loro vestiti, buttando via quelli usati, mettevano ferri d’argento ai loro cavalli, e usavano finimenti in oro. Per i banchetti ordinavano d’imbandire la tavola con ogni genere di squisitezza e se ciò che trovavano sopra non andava bene, buttavano tutto falla finestra e facevano rifare tutto. Per cuocere tordi, fagiani e beccacce facevano la brace con chiodi di garofano, pezzi di seta e monete d’oro. Ogni giorno avevano nelle loro stanze donne bellissime a cui regalavano gioielli e vestiti costosissimi. Se la passarono allegramente tra feste, banchetti e cacce finché le sostanze vennero a mancare. La baldoria non durò molto e in poco tempo le ricchezze vennero a mancare. La fine del mondo prevista non arrivò e i 12 spendaccioni dovettero andare a chiedere elemosina e umili lavori per avere un pezzo di pane diventando poi bersagli per le canzoni dei senesi.

Gabriele Ruffoli