Incanto tardogotico, a Spoleto si riunisce il magnifico trittico del Maestro della Madonna Straus

La Madonna in trono con il Bambino e gli angeli e gli scomparti laterali con le raffigurazioni di Santa Paola Romana e Santa Eustochio.

Questo magnifico trittico è riunito e visibile da oggi, martedì 15 giugno al 7 novembre 2021, al Museo Diocesano di Spoleto grazie alla collaborazione tra i Musei Vaticani, lo stesso Museo Diocesano di Spoleto ed Opera Laboratori. Si chiama Incanto tardogotico. Il trittico ricomposto del Maestro della Madonna Straus la mostra che riunisce queste preziose opere (gli scomparti laterali, scampati al terremoto del 1703, entrarono nel mercato dei collezionisti e sono documentati in Vaticano a partire dal 1867 ndr.), a curarla sono state Adele Breda, curatore del reparto per l’arte bizantino-medievale dei Musei Vaticani, Stefania Nardicchi, conservatore del Museo Diocesano di Spoleto, e Anna Pizzamano, dottoranda in Storia e beni culturali della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana. Il catalogo della mostra , a cura di Adele Breda e Anna Pizzamano, è edito da Quattroemme, Perugia.

In occasione del recente restauro dei due scomparti laterali conservati all’interno della Collezione Vaticana, riportanti la ricercata iconografia di due sante poco note, Paola Romana ed Eustochio, madre e figlia che vissero all’epoca di San Girolamo (fine IV secolo), se ne è approfondito lo studio e si è cercato di trovare lo scomparto centrale perduto. Le ricerche hanno individuato al Museo Diocesano di Spoleto una tavola frammentata, dove è rappresentata una Madonna in trono col Bambino tra due angeli reggicortina. Il dipinto, seppur mutilo della parte inferiore, appare stilisticamente affine ed è stato riconosciuto come parte centrale del trittico. L’opera ornava in origine l’altare della chiesa di Santa Maria presso il castello di Abeto di Preci, da cui l’appellativo di Maria Santissima di Piè di Castello.

Al fine di comparare i tre elementi del trittico, si sono rese necessarie accurate indagini scientifiche: per questo motivo, la Madonna di Spoleto è stata trasferita al Gabinetto di ricerche scientifiche applicate ai beni culturali dei Musei Vaticani, dove i diversi componenti sono stati esaminati a fondo: l’essenza lignea, i pigmenti, le incisioni e i punzoni ne hanno confermato la piena compatibilità. Il reparto per l’arte bizantino-medievale ha proseguito le ricerche storico-artistiche ed è arrivato all’ipotesi ricostruttiva che viene qui presentata.

Con l’intento di approfondire lo studio di un pittore di elevatissima qualità non abbastanza noto, è stata selezionata anche un’opera più tarda del medesimo maestro da mettere a confronto, la Madonna in trono col Bambino tra due angeli, oggi custodita al Museo di arte sacra e religiosità popolare “Beato Angelico” di Vicchio del Mugello.

Sono diversi i motivi che hanno condotto a questa scelta. Si tratta, infatti, di polittici realizzati da una delle botteghe fiorentine più raffinate e ricercate del tempo, destinati all’arredo liturgico di cappelle e pievi delle zone rurali di Umbria e Toscana (successivamente smembrati, riconfigurati in parte come opere autonome e in parte dispersi). La sopravvivenza della sola tavola con la Madonna, sia nel caso di Abeto di Preci che in quello di Vicchio, attesta, altresì, una devozione mai interrotta e un legame affettivo e plurisecolare con il territorio, che ha resistito anche alla dispersione degli scomparti laterali. Grazie a questo accostamento è anche possibile intuire le dimensioni originarie della Madonna di Spoleto, gravemente danneggiata nel terremoto del 1703.

Due momenti del percorso stilistico del Maestro della Madonna Straus, attivo a Firenze tra il 1385 e il 1415, un pittore che, da un iniziale neogiottismo, lentamente si apre al nuovo stile internazionale, accogliendo in parte i modi di Lorenzo Monaco e di Gherardo Starnina, ma mantenendo sempre una sua originale arcaicità.