Imprese senesi, torna a crescere il numero delle iscrizioni: nel 2021 sono 1321 in più, ma occhio al caro energia

Contributi a fondo perduto e sostegno agli investimenti delle PMI

Cresce nel 2021 il numero di imprese in provincia nel 2021: sono 1321, dato in crescita se confrontato alle 1266 del 2020. I numeri sono stati pubblicati da Movimprese e resi noti dalla Camera di commercio. Scendono anche le cessazioni: sono 1158 rispetto alle 1387 del 2020.

A Siena ci sono quini oltre 27mila sedi di impresa al 31 dicembre 2021.Se a queste si aggiungono le unità locali, il dato complessivo è di 36684 unità. Soddisfatto il presidente dell’Ente camerale Massimo Guasconi che sottolinea l’aspetto del “miglioramento delle prospettive dell’economia provinciale” anche se, evidenzia “il rimbalzo della natalità non ha permesso il pieno recupero del dato pre-pandemia, mantenendo un gap di 69 aperture in meno rispetto al 2019. Alla ripresa delle iscrizioni non ha peraltro fatto eco il ritorno a un fisiologico flusso di cancellazioni dai registri camerali-spiega-. Nel 2021 così come nel 2020 gli interventi e gli aiuti pubblici che hanno accompagnato le sospensioni o le restrizioni all’esercizio di diverse tipologie di attività economiche hanno determinato un effetto “surplace” nelle chiusure di aziende”.

Il dato sulle cessazioni di attività, molto basso, “ci porta a valutare con estrema cautela lo stato reale del sistema imprenditoriale che, in questo periodo, è alle prese oltre che con l’emergenza sanitaria anche con altri fattori di rischio ad iniziare dall’andamento dei costi energetici”.

Marco Randellini, segretario generale della Camera, rende noto che la moratoria sul rimborso dei prestiti e quella appunto relativa alle istanze di fallimento hanno limitato le cancellazioni e soprattutto i fallimenti: nel 2021 in provincia di Siena sono state aperte 33 procedure fallimentari rispetto alle 48 del 2000 (-31,3%) e alle 64 del 2019 ( -48,4%). “L’auspicio è che queste misure eccezionali abbiano permesso di risolvere alcune situazioni di crisi aziendale e non semplicemente di differire l’apertura delle procedure concorsuali”, commenta.

“Tornando al Movimprese, se si analizza l’andamento della nati-mortalità per i settori più significativi del nostro sistema economico si evidenzia una flessione dell’agricoltura, -0,9% (- 50 unità) e del manifatturiero, -1,2% (-28 unità)-continua Randellini-. In flessione del -0,6% il commercio all’ingrosso ed al dettaglio (che perde 34 imprese) ed il settore turistico (alloggi e ristorazione) che perde 10 sedi d’impresa (-0,3%). A differenza di altre province, nonostante le agevolazioni fiscali nell’edilizia, flette il settore delle costruzioni (-1,3%, 50 imprese in meno rispetto al 2020). In crescita invece le imprese nei servizi più innovativi e specializzati come, ad esempio, le attività finanziarie ed assicurative, le attività immobiliari e le attività scientifiche, professionali e tecniche. In lieve crescita anche le imprese del settore sanità e assistenza sociale”.

“Per quanto riguarda l’andamento occupazionale –prosegue – le localizzazioni d’impresa presenti nel territorio hanno fatto registrare una crescita di 1.687 occupati pari al +1,9%. Si è infatti passati dai 90.094 occupati del 2020 ai 91.781 del 2021.Tornando alle imprese, quelle femminili a dicembre 2021 erano in provincia di Siena 6.827, quasi stabili (-0,1) rispetto al 2020. Nel loro complesso quindi le imprese in rosa rappresentano il 24,4% del totale delle imprese senesi con una distribuzione più elevata nell’agricoltura, in cui opera poco meno di una impresa femminile su quattro (1.674 imprese, 24,5 % del totale), nel commercio (1.437 imprese, 21% del totale) e nel turismo (929 imprese, 13,6% % del totale. Le imprese giovanili (imprese in cui la partecipazione di controllo e proprietà è detenuta in maggioranza da persone di età inferiore a 35 anni) con sede in provincia di Siena sono 1.991 e rappresentano il 7,1% del totale delle imprese. Rispetto al 2020 la flessione è stata del -2,2 % ma si tratta di una contrazione causata soprattutto dal fatto che la classe imprenditoriale è soggetta ad un progressivo invecchiamento, ragione per cui i saldi positivi della demografia imprenditoriale giovanile non riescono a bilanciare i flussi negativi dovuti al passaggio degli imprenditori al di sopra della soglia dei 35 anni.”

“Infine il dato relativo alle imprese straniere – conclude – quelle cioè in cui la partecipazione di persone (titolari di carica o di quote societarie) non nate in Italia risulta complessivamente superiore, nella compagine sociale, al 50%. Nel 2021 risultano cresciute dell’8.9%, arrivando a toccare quota 2.505. Circa una su tre (29,1%) opera nel settore delle costruzioni. Presenze significative anche nel commercio (18,6%), nell’agricoltura (16,2%) e nei servizi di alloggio e ristorazione (10,3%). Per meglio analizzare questo processo di continua crescita che va in senso contrario rispetto a quello degli imprenditori di nascita italiana (-0,8%) si possono esaminare i dati dei titolari di carica secondo la loro nazionalità. Innanzitutto, fra gli stranieri la crescita non è assolutamente omogenea: anche nel 2021 gli imprenditori extra-comunitari sono infatti cresciuti di più rispetto ai comunitari (+3,3% contro +0,5%). Fra i comunitari sono in aumento i romeni (che rappresentano circa il 31% dei comunitari) con una crescita dello 0,2 %, i tedeschi (+0,9%) e i francesi (+3,8). Prosegue la flessione dei britannici (-2,3%) che, a fini statistici, vengono ancora considerati comunitari. Fra gli extra-comunitari crescono i kossovari (+15,1%) i russi (+11,9%) e gli albanesi (+3,7%) che costituiscono con il 21,5 % la nazionalità di gran lunga più numerosa fra gli imprenditori extra-comunitari.”