Le storie di Siena News – Il Laboratorio, trentaquattro anni di solidarietà

“La voglia e l’entusiasmo dei nostri ragazzi ci fanno andare avanti”. Era il 1986 quando a Siena  le persone che frequentavano la parrocchia del Beato Bernardo Tolomei, in via Ambrogio Sansedoni, decisero di dare vita ad una nuova realtà. L’idea, nata come progetto di dopo-cresima, si sviluppò a seguito di un’indagine sulla popolazione del territorio per capire quali servizi mancassero in città. Così fu creato uno spazio che accogliesse i disabili e li stimolasse con attività e gite. Trentaquattro anni dopo quella de Il Laboratorio è diventata una bellissima storia di solidarietà e di amore. “All’inizio erano in 7 ad usufruire di questo nostro ‘ servizio’, con una ventina di ragazzi del dopo-cresima della diocesi che facevano i volontari- racconta la responsabile Antonella Montagna-. Adesso ospitiamo 26 ragazzi, di tutte le età, e i volontari sono una cinquantina, siamo aperti ogni giorno”.

Antonella Montagna, la responsabile de Il Laboratorio

Non esistono paragoni per poter a spiegare la bellissima armonia di questa realtà dove si percepisce chiaramente l‘assenza di una qualsiasi ‘barriera’ tra volontari e disabili, dove non ci sono differenze ma si prova il piacere di stare in compagnia allegramente e con il sorriso. Molte volte sono proprio gli’ospiti’ della struttura a dare grandi lezioni di vita agli altri membri dell’associazione. “Sono indubbiamente più le cose che si acquisiscono che quelle che si danno – continua Antonella-. Carlino(uno dei ragazzi che la struttura ha ospitato) c’ha fatto capire che non bisogna smettere mai di sognare, che tutto è possibile e che l’amore cambia la realtà. Quando riuscimmo a portarlo fino al campanone della Torre del Mangia, facemmo la staffetta per renderlo possibile, per me fu uno dei momenti più belli dentro l’associazione”.

Il nome di questa onlus rispecchia precisamente la sua finalità, Il Laboratorio si chiama così perché qui i ragazzi possono svolgere molti tipi di occupazioni: collages, piccoli lavori in legno, uso di colori, creta, ascolto della musica, canto, corsi di cucina, danza e recitazione. Piccole cose che permettono di avere una migliore percezione di sé, che favoriscono il recupero motorio e permettono di affinare e migliorare la gestualità. “Abbiamo da poco iniziato un  corso di cucina, dagli antipasti al dolce. Cerchiamo di fare capire ai nostri ragazzi su che base si comprano le cose che poi mangiamo, poi visiteremo torrefazioni e pastifici ed inoltre è ripartita la coltivazione del nostro orto – afferma-. A maggio ritorna lo spettacolo teatrale della nostra Compagnia degli amici felici, stanno facendo ora le prove ma ancora non mi hanno parlato della trama, è una sorpresa”.

Volontarie de Il Laboratorio a lavoro

“La giornata tipo? Apriamo alle 9 ed ogni volta abbiamo un’attività differente- prosegue Antonella-. Alle 12 tutti a casa per fare pranzo per poi divertirsi a Il Laboratorio nel pomeriggio: i ragazzi ritornano alle 15.30 e poi alle 19 li riaccompagnano nelle loro abitazioni con i nostri pulmini. Le famiglie si sentono meno emarginate perché hanno qualcuno che sta vicino a loro. Certo anche da noi c’è qualche criticità, forse adesso mancano dei giovani che ci diano una mano e ci aiutino ma lo capisco: la maggior parte del tempo è dedicata allo studio sopratutto se vai all’università. Comunque con il liceo della formazione abbiamo attivato un progetto di scuola-lavoro, gli studenti possono fare l’alternanza qui. Con l’amministrazione comunale abbiamo un ottimo rapporto ma sono dell’idea che un’associazione di volontariato debba vivere sulle sue gambe. Per questo ci autofinanziamo con il ricavato ottenuto dalle vendite del nostro banchino al mercato di Santa Lucia oppure con delle serate a fine benefico”.

C’è poi la parte dei viaggi e delle gite,  da ormai vent’anni a Il Laboratorio si condivide una vacanza tutti insieme con momenti di allegria e felicità. L’associazione è stata ovunque: alle Cinque Terre, a Lourdes, nell’arcipelago della Toscana, alla Maddalena, sperimentando ogni tipo di esperienza, dalla crociera, al treno, all’aereo. “Quest’anno la prima settimana di giugno andiamo all’Elba insieme al gruppo dei motociclisti amanti delle Harley Davidson, Moby ci offre il viaggio. A luglio andremo invece in montagna e a settembre parteciperemo ad un’iniziativa insieme agli organizzatori dell’Eroica”.

La missione dell’associazione in Tanzania

 

Ma fare parte de Il Laboratorio non significa solamente fare attività di socializzazione e viaggi insieme: il bisogno di aiutare le persone meno fortunate in poco tempo si è declinato, in poco tempo, nella necessità di aiutare il prossimo con ogni mezzo possibile. Sono propriole persone con disabilità ad essere in prima fila quando c’è da dare una mano. Nel 2016 Il Laboratorio, per festeggiare i trent’anni, dette vita ad un’iniziativa per raccogliere i fondi per le vittime del terremoto che colpì il centro Italia. Fu proprio poi da un’idea di Carlino che nacque la missione in Africa , ad Haoubi in Tanzania, per la popolazione locale. “Me lo ricordo disse: ‘ Anche se siamo così non si può fare niente?’- sottolinea Antonella-. Siamo andati là per conoscere il territorio, abbiamo visto il villaggio e poi abbiamo installato 5 pozzi e donato un trattore ed una jeep”.

Da essere un piccolo percorso di dopo-cresima della parrocchia Il Laboratorio è diventato un’importante realtà  e un centro di riferimento in città. In tanti sono passati a fare compagnia ai ragazzi della struttura come i membri del Milan Club di Siena che hanno regalato sciarpe, porta-chiavi, copricollo con lo stemma della loro squadra del cuore, inoltre i proventi della loro cena natalizia sono serviti per regalare all’associazione nuovo proiettore. Proprio lo scorso lunedì è venuto perfino l’Arcivescovo della nostra diocesi, Sue Eccellenza Augusto Paolo Lojudice: “E’una bella realtà che non avevo ancora visto dall’interno – ha detto-. Vedo tanta gente impegnata nella solidarietà e nelle vicinanza con chi vive una condizione diversa e trova in queste occasioni uno sprono per andare avanti. Per me è una conferma che qui c’è una grande linfa vitale. Questo è un segno di speranza per il futuro di tutti”.

Marco Crimi