Il segreto delle origini degli Etruschi? Era nascosto nel loro Dna, oggi ricostruito anche grazie all’università di Siena

Etruschi cugini degli Italici, lo svela il Dna antico. A provare la stretta parentela uno studio genomico definito il più grande mai realizzato sugli Etruschi, condotto da un team di studiosi internazionali, coordinato da Cosimo Posth, del dipartimento di Archeogenetica dell’Istituto tedesco Max Planck per la storia delle Scienze umane a Jena e condotto con le università di Firenze, Tubinga e Jena. Per l’Italia ha contribuito anche l’università di Siena. La notizia è cominciata a circolare venerdi a fine serata dopo la pubblicazione su una delle più importanti riviste scientifiche del mondo, Science Advances . Subito ribattuta dalle più importanti agenzie di stampa internazionali ha già fatto il giro del mondo, dai social network ai portali web di archeologia e divulgazione scientifica. La nostra Università ha partecipato allo studio con diversi autori e lo ha fatto attraverso il Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente, per il quale oggi parla l’antropologo fisico Stefano Ricci (nella foto, sotto), membro dell’ Accademia dei Fisiocritici, già in passato ospite sulle colonne di questo giornale.

Stefano Ricci, come è nato questo studio?
“Lo studio è il frutto di un lavoro iniziato sul campo diversi anni fa con la ‘riscoperta’ dell’Uomo del Chiostraccio nel 2010 da parte di Ivan Martini che insieme a Francesco Boschin e Adriana Moroni, sempre del Dipartimento di Scienze della Terra, sono coautori della pubblicazione. Successivamente mi sono occupato personalmente dello scavo di sepolture provenienti da alcuni dei siti archeologici presi in esame nella pubblicazione: Poggio Renzo di Chiusi, Casenovole  a Casal di Pari e Marsiliana di Albenga, il cui direttore di scavo, Andrea Zifferero del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali sempre del nostro ateneo, è un altro dei coautori dello studio”.
Cosa ci ha svelato l’analisi del Dna?
“Che aveva ragione Dionigi di Alicarnasso (60 a.C. circa – 7 a.C ), storico e insegnante di retorica greco antica, nell’ asserire che gli Etruschi avevano un’origine autoctona che si era sviluppata localmente dalla cultura villanoviana dell’età del bronzo. Gli archeologi si sono dibattuti moltissimo sulla questione proponendo anche un’origine orientale. Oggi, con questo studio che ha analizzato per la prima volta un cospicuo numero di genomi completi, possiamo dare una risposta chiara e credo definitiva (nella foto di copertina la ricostruzione facciale di un etrusco)”.

Tomba-4-Poggio-Renzo-Chiusi

Come è possibile analizzare Dna di popolazioni antiche?
Lo studio è stato coordinato dalle Università di Firenze, Jena e Tubinga con i loro laboratori di Paleogenomica tra i più moderni e attrezzati del mondo, che ha analizzato il genoma di 82 individui dell’Italia centrale e meridionale, che coprono un periodo che va dall’800 a.C. al 1000 d.C. Noi collaboriamo da anni con David Caramelli del Dipartimento di Biologia, direttore del Laboratorio di Antropologia Molecolare e Paleogenetica dell’ Università di Firenze al quale forniamo il “materiale” per le analisi. Analisi che sono molto complesse perché si tratta di restaurare e replicare un DNA antico. La cosa interessante è che, a tal proposito, lo studio inizia proprio dal terreno, dallo scavo che mi vede direttamente coinvolto. Sappiamo oramai da una decina di anni che il DNA, in miglior stato di conservazione, risiede in una parte delle ossa craniche che contengono gli organuli deputati alla trasmissione del suono al cervello, una vera e propria preziosa cassaforte ossea. La conduzione dello scavo di una sepoltura procede anche, tra vari aspetti, nel prelevare con cura queste porzioni ossee per le analisi genetiche”.

famiglia-etrusca-da-Casenovole-(GR)

Sono previsti altri studi sul popolo etrusco?
“Ebbene si! Aspettavo i risultati di questo importante studio per analizzare questa volta alcuni aspetti del comportamento di questo popolo antico. Dicevo che lo studio inizia dal terreno; anche rilevare bene ed interpretare bene la disposizione delle ossa ci da indicazioni preziose su gesti funerari più o meno intenzionali. E anche lo studio paleobiologico e lo studio delle malattie antiche ci permette di conoscere aspetti interessanti sul loro modo di vivere. Non posso dire altro perché stiamo ancora analizzando in questo senso alcune sepolture analizzate nello studio pubblicato su Science Advances. Vorrei dire che il mistero continua anche se non amo molto le espressioni legate a nuove scoperte archeologiche come “mistero svelato”, la “nuova Pompei” “i secoli bui del medievo”. Di certo c’è che da venerdi 24 settembre 2021, sulle origini degli etruschi abbiamo qualche certezza”.

Katiuscia Vaselli