Il principe delle Feriae Andrea Berni: “I goliardi si sono rifiutati di morire”

Il principe delle Feriae matricularum Andrea Berni detto Dinde ha scritto una lettera aperta alla città. Le Feriae ci sono state, la scorsa settimana, dopo due anni di assenza a causa del Covid. I goliardi hanno rispettato tutte le norme anti-contagio vigenti in questo periodo e sono tornati a mettere in scena l’operetta.

“Quanto ci vuole a percorrere una piscina olimpionica da cima a fondo? Dipende. Dipende tutto da te. Ci devi provare. Ma se ci provi, bene o male ce la fai. Magari non sarai veloce e figo come la Pellegrini, ma se ci provi ce la fai”. Questo è l’incipit del suo intervento.

Che prosegue così: “Sono stato eletto principe dei goliardi di Siena nell’autunno del 2019. Per prassi un principe ha un tempo breve per incidere e provare a restare nella storia: diciamo sette, otto mesi. Poi arriva un altro. Che c’entra, le piume bianche e nere come Siena non te le toglierà più nessuno ma, per quanto tu possa mantenere il tuo titolo a vita, devi essere efficace concentrando lo sforzo. Avevo avuto il tempo di fare una bellissima Festa degli auguri, poi il carnevale a Venezia, da cui ci hanno fatto scappare come in un film apocalittico, perché dopo qualche giorno ci hanno chiusi tutti in casa. E le Feriae del 2020, per la prima volta dopo la Guerra, sono saltate insieme al loro evento più emozionante: l’Operetta. Abbiamo pianto per le nostre matricole, pronte a ricevere il goliardo che invece non hanno avuto. Poi è saltato anche il Palio del 2020 ed è stata un’altra mazzata (nel sangue non abbiamo mica i coriandoli del carnevale di Foiano). E’ stato come fare quella piscina con uno che ti tiene per le gambe e con il capo sott’acqua. Per quanto tu possa resistere, per quanto tu possa essere forte, senza una boccata di ossigeno, alla lunga si muore”.

Ancora Berni: “L’abbiamo capito quando sono saltate anche le Feriae 2021 e poi i due Palii, cancellando di fatto, la primavera e l’estate di Siena. Davanti a te, se stai per affogare, ci sono due possibilità: rassegnarsi o provare a divincolarsi, a dare un colpo di pinna per liberarsi. Ci abbiamo provato: abbiamo prenotato il teatro, scritto un testo goliardico e allertato il nostro invincibile regista. La boccata di ossigeno l’abbiamo presa. Abbiamo fatto le Feriae che ci erano state tolte a maggio del ‘21, e abbiamo fatto tre sere di Operetta, a Settembre. Come sempre (anzi no, quasi come sempre). Siamo stati bravi? Ditecelo voi. Noi ci siamo, semplicemente, rifiutati di morire. Che era il dovere più grosso che avevamo. Abbiamo dimostrato che, se si vuole, e si accetta di spostarsi dalla logica banale del ‘s’è sempre fatto così’ (ammesso che sia vero per davvero), si possono conservare le nostre tradizioni e la nostra identità. I goliardi hanno dimostrato di avere responsabilità. Sembra un incredibile controsenso, ma è proprio così. Avremmo potuto fare finta di niente, dire che non era giusto perché non era semplice. Invece ci siamo rimboccati le maniche, ci siamo chiusi alle stanze in piena estate, abbiamo sfidato tutti i nostri cliché diventando delle formiche in una città di cicale che aspettano. E abbiamo vinto: perché come dice il Moro (di cui ricorreva il quarantennale) ‘Le Feriae sono un Palio in cui si vince sempre e non ci si ripurga mai’ ”.

Dinde termina in questo modo la sua lettera: “Questo io lo voglio dire a tutti i giovani senesi: venite a fare le Feriae, perché vi insegnano a vincere. Vi insegnano a vincere le vostre paure, perché vi costringono ad affrontarle. Vi insegnano a vincere i vostri schemi mentali, perché vi incoraggiano a renderli meno rigidi. Le Feriae vi insegnano a vincere i vostri demoni, perché vi addestrano a sorridergli in faccia. Vi insegnano a vincere l’arrendevolezza della comfort zone dentro al quale, purtroppo, le contrade vi stanno un po’ chiudendo. Le Feriae vi insegnano a vincere qualunque battaglia combatterete nella vita, perché fanno una rivoluzione dentro di voi. Fate qualcosa che in questa città non fa più nessuno: prendetevi una responsabilità, mettetevi in gioco e tirate fuori gli attributi. Venite a fare le Feriae, venite a svegliare questa città. Perché adesso che abbiamo vinto, non ci adageremo sugli allori; siamo già pronti a far salire sul trampolino un altro principe, che farà la sua piscina con uno stile sicuramente diverso dal mio. E sarà comunque, come sempre,  uno stile libero. W Siena, w le Feriae”.