Il Palio nei secoli – Paperino, Flash Gordon e Bobo sul tufo: il Palio a fumetti

Un altrettanto chiara certificazione dell’assunzione del Palio a cifra identitaria sovra-locale viene dalle ripetute, robuste (e con risultati spesso piacevoli) incursioni paliesche da parte della fumettistica.

Probabilmente il primo illustratore per ragazzi ad occuparsi del Palio fu il fiorentino Luigi Bertelli, in arte Vamba, celebre scrittore da tutti ricordato per aver dato vita al popolare “Giornalino di Gianburrasca”. Vamba, all’età di 8/9 anni, fu accompagnato dallo zio a Siena come premio per i suoi meriti scolastici. Durante questa visita, oltre ad acquisire una certa conoscenza sulle Contrade e sul Palio, fu testimone e pure vittima di un bisticcio sorto tra un senese e un detrattore del Palio. Questo episodio gli rimase molto impresso, tanto che gli fornì lo spunto, alcuni anni dopo, per descriverne l’accaduto ne “Il Giornalino della Domenica” pubblicato nell’agosto del 1906.

 

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Le successive uscite a fumetti appaiono sul “Corriere dei Piccoli”. Il 20 agosto 1939, infatti, esce una novella firmata da un giovane Silvio Gigli che, ambientata in Piazza del Mercato, aveva per protagonisti i cittini dell’Onda e della Torre.

Una seconda storia nella quale si illustra la Festa, è datata 9 luglio 1950. Esce ancora sul “Corriere dei Piccoli.” Anche in quell’occasione, il settimanale riserva al Palio un’intera pagina, corredando il testo con numerose fotografie, fra le quali risalta quella di un noto alfiere della Pantera: Gino Vigni.

Il primo vero racconto a fumetti sul Palio, tuttavia, è quello del 14 giugno 1956 su “Il Vittorioso” (soggetto di Roudolph, al secolo Raoul Travers e illustrato dall’artistica mano di Giorgio Bellavitis), nel quale il paffuto eroe Procopio (tra un’orgia di ballons con script didascalici che appesantiscano le vignette fino all’esasperazione) si ritrova a vincere il Palio per la Torre (per la verità, lui ruzzola per terra e a vincere è il cavallo scosso).

Il lettore che resista all’irritazione di svarioni colossali, uso di lemmi palieschi di fantasia e, non di rado, gergo fiorentino forzatamente messo in bocca ai senesi (ma è bene dire che questa prova di pazienza il lettore, almeno quello senese, dovrà affrontarla quasi per l’intera produzione fumettistica e scrittoria che si è sviluppata nei decenni: uno scotto da pagare alla popolarità della Festa senese?) si può divertire a seguire le tragicomiche peripezie del goffo ma simpatico protagonista, alla prova con una sfida più grande di lui (e più grande anche di chi ha realizzato la storia: nella vignetta finale, al cavallo, durante la cena della vittoria, viene ammannita una gigantesca zuppiera ricolma di spaghetti, solo per dirne una).

Ma poi ci penserà Topolino.

Maura Martellucci

Per approfondimenti da leggere: “Il Palio di Siena. Una festa italiana” di Duccio Balestracci (Laterza, 2019), dal quale sono tratte anche queste notizie
e https://www.ilpalio.org/fumetti.htm