Il Palio nei secoli – Arrivano le immagini: il Palio “diventa” un documentario

Un mutamento epocale nel modo di raccontare il Palio si ha con l’avvento delle immagini e con i primi brevi filmati che mettono a diretto contatto la Festa senese con il mondo esterno.


Le immagini di uomini del Novecento in calzamaglia medievale diventano protagoniste di un cortometraggio realizzato prima del 1906: “La rappresentazione senese con i paggi delle 17 contrade” e si ha notizia di un vero e proprio primo documentario (del quale non è però rimasta traccia) girato nel luglio del 1909. Immagini di monturati e spezzoni di corsa compaiono, commentati con prevedibile enfasi, in vari filmati dell’Istituto Luce durante il periodo fascista. Al centro dell’attenzione, ormai, non è più il contorno pittoresco dei senesi in costume, quanto, il racconto della corsa che ha assunto un ruolo di primo piano con il dettaglio dei singoli momenti che la scandiscono.
Dagli anni Cinquanta del Novecento non mancano documentari che illustrano la particolarità della Festa senese. Era il 1949 quando la Warner Bros realizza “Grandad of races”, di André de la Varre, un cortometraggio che vince un Academy Award nel 1951.


Del 1950 è “Siena città del Palio” di Glauco Pellegrini, un filmato formale, quasi asettico, mentre, al contrario, riceve il premio come miglior documentario quello americano firmato da André de la Varre del 1953 (“Palio of Siena”). A due cineamatori dotati di buona tecnica narrativa, Mario Neri e Gino Trabalzini, si deve “Palio” del 1963, ma senza dubbio il prodotto migliore di questi anni Sessanta è rappresentato da “Bianco Rosso e Celeste” di Luciano Emmer, sempre del 1963. In quest’ultimo, il tono narrativo è nuovo e vivace: le informazioni su che cosa sia il Palio, come lo vivono i senesi, quali siano tempi e liturgie della festa, presentate non con la maniera autoritativa di un io narrante che spiega, ma ricreate attraverso gli interventi e le risposte della gente comune con la macchina da presa che segue ogni spostamento dell’intervistatore.

Compare una sorta di protagonista che ritesse con la sua presenza e i suoi commenti ogni momento del documentario, rappresentato dal famoso baritono senese Ettore Bastianini, all’epoca capitano della Contrada della Pantera. Nel filmato di Emmer, la corsa non costituisce il fulcro del racconto, ma solo la logica conclusione della storia, il completamento che spiega stati d’animo ed emozioni.
Altri tempi, altre narrazioni.

Maura Martellucci

Per approfondimenti da leggere: “Il Palio di Siena. Una festa italiana” di Duccio Balestracci (Laterza, 2019), dal quale sono tratte anche queste notizie