Il lavoro, il sacrificio, la crescita: riflessione di una giornalista

I lavori considerati più umili stanno piano piano scomparendo nella nostra storia. Impieghiamo stranieri perché la maggior parte degli italiani ambiscono ad una scrivania. Ebbene da tempo, dopo aver lavorato per quaranta anni come professionista in un quotidiano e aver inseguito la verità non accontentandomi dei comunicati stampa che si sperticano in lodi ho deciso di provare in prima persona quei lavori considerati umili. Ci metto la faccia come sempre ho fatto nel mio lavoro e non mi nascondo perché la codardia che evita querele fa fare la faccia rossa e abbassare la testa in tanti ambienti non appartiene al mio modo di essere e di vivere.
Me lo ero ripromesso e ci sono riuscita: in diciassette mesi ho fatto la lavapiatti, la cameriera, la donna delle pulizie, l’assistente (leggasi badante) l’autista per un disabile e perfino la stiratrice. Lavori a me sconosciuti che mi sono costati tanta fatica, umiliazioni, gratificazioni (qualche volta) e nessun guadagno. Sì, avete letto bene non ho mai preteso alcun soldo perché il mio obiettivo era un altro: capire cosa vuol dire rimboccarsi le maniche per aiutare una persona in difficoltà, alleggerire il peso quotidiano di una mamma che lavora e deve pensare da sola a due figli, far fare fare una passeggiata in macchina a chi non può più guidare dopo un incidente, pulire una casa per vedere sorridere un anziano solo. Dopo tutti questi mesi potrei scrivere un libro per quello che ho visto e vissuto in prima persona. Ci sono stati momenti spiacevoli e anche attimi di soddisfazione e come non pensare a quando ho sbagliato ad uscire dall’autostrada del Sole a al casello di Bettolle sono rimasta imprigionata nella barriera. Sul momento mi sarei messa a piangere vista la figuraccia che avevo fatto con il mio passeggero, ma ora ripensandoci sorrido. E sorrido anche per essere riuscita nel mio intento come avevo confessato tanto tempo fa ad un mio amico magistrato. “Brava” mi aveva detto stringendomi la mano: “Lo faccia davvero e poi mi racconterà le sue sensazioni”. Oggi sono davvero fiera e contenta di averlo fatto e vorrei che anche i nostri figli lo facessero perché prima di arrivare all’ambìta scrivania bisogna partire dal basso e guardare il futuro tavolo da sotto, dove si annida la polvere.


Cecilia Marzotti