Il Corteo storico nelle mani di una donna

Grande il successo del nostro articolo sui costumi del Palio. Oggi lo riproponiamo in una nuova versione, tutta senese.

Vivere Siena, amare Siena, conoscere Siena, eppure non essere mai sazi. Questa è Siena, città di sogni e di chimere che tanto mostra ma tanto nasconde. Un nascondere questo che nulla ha a che vedere con l’intento maligno di occultare, celare, offuscare quanto piuttosto “nascondere” con l’intento più nobile: non rivelare a chiunque. Perché Siena, il Palio, le sue contrade, si mostrano nella sua magnificenza, ma di rado rivelano la propria fonte di bellezza.

Fonti di bellezza che invece hanno nomi, cognomi, volti e leggiadre mani che confezionano Siena e la sua festa nella sua veste più elegante e che mandano in sfilata i loro pezzi più pregiati. Certo una sfilata atipica quella del corteo storico senese se paragonata a quelle delle più moderne mandate in passerella dai grandi marchi di moda, ma sicuramente attente al dettaglio tanto quanto quelle delle grandi maison.

Forse non ci siamo mai soffermati a pensare quanto lavoro ci sia dietro ad un evento come il corteo storico che porta in ogni cucitura secoli e secoli di storia. Innanzi tutto per cercare di capire la difficoltà del lavoro (che seppur unico nel suo genere e nel mondo, non è assolutamente semplice) basta fare una semplice proporzione: consideriamo 300 figuranti (600 sono i figuranti complessivi tra comune e contrade) e dividiamoli per 8, quanti sono i dipendenti e gli operai che lavorano all’interno dell’economato del Comune e poi aggiungiamo grandi dosi di agitazione, la voglia da parte dei figuranti di entrare, il desiderio di mostrarsi, l’ansia dell’ora. Sebbene i presupposti che possano sembrare tutto all’infuor che tranquilli, all’interno dei nuovi Magazzini del sale e nel Casato tutto è già perfettamente organizzato; ogni figurante, monturato e cavaliere ha il suo spazio, la sua sedia, la sua cintura, la sua calzamaglia, le sue scarpe con il proprio numero. Tumulto di emozioni che poi prendono vita nelle vie di città tra vessili e colori sotto gli occhi festanti dei suoi figli. La macchina del Palio è, così, pronta per andare in scena e tutto il merito è della “macchinista” Laura Guidolotti, sarta del Palio, che insieme a Susanna Fratiglioni, Lorella Cateni, Rita Bianciardi e agli operai dell’economato del Comune cura ogni dettaglio rendendo la passeggiata storica un momento di divina bellezza.

L’invidia è quel sentimento che provi non appena entri dentro i Magazzini del sale (spazi recuperati nel 2007), perché Laura, l’unica sarta del Palio di Siena, ha la possibilità di lasciarsi trasportare tutti i giorni in un mondo passato, irraggiungibile, meraviglioso, lontano dai problemi attuali che si celano dietro la quotidianità. Respirare Palio è l’aria più buona che c’è per un senese e Laura, nicchiaiola da sempre, lo sa bene. Laura è la pedina su cui tutto ruota, senza di lei tantissime cose che per noi senesi sono semplici e scontate non potrebbero esistere: senza di lei il drappellone sarebbe ‘solo’ un pezzo di seta dipinta da un artista, una stoffa che non avrebbe rigidità, che non sarebbe fissata all’asta e che soprattutto non vivrebbe di vita propria; ma è grazie alle sue abili mani, al suo tempo e alle sue cuciture quasi invisibili (perché definite con la lenza anziché con il classico filo da cucito) che il Cencio assume la sua forma più nobile e contesa. Un lavoro questo che ha dell’eccezionale, che sottrae tempo ma che le regala l’unicità del momento. È la prima persona, dopo il pittore, che vede l’opera e ancor di più, è la prima persona in assoluto a vedere il cencio finito in tutta la straordinaria bellezza, poiché completo di fodera, lacci e frange.

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Immaginate adesso una stanza ben illuminata, con una distesa di colori, i tuoi colori, quei colori che vedi sfilare solo due volte all’anno, che magari incidentalmente hai sfiorato durante il corteo storico per la troppa calca che ti spingeva ad essere a contatto con i figuranti. Ecco, Laura ogni giorno non sfiora casualmente, ma tocca con mano ognuno di questi tessuti, colori, intarsiature, armature, elmi, spade. Viene inglobata dalla storia e alla storia lei regala la perfezione della sua rappresentazione. Una storia che vuole essere raccontata e tramandata, e che in se ha mille altri racconti da svelare. Come il vecchio e polveroso baule trovato recentemente nelle stanze dei Magazzini del sale (che in un tempo lontano forse erano spazi adibiti alla rimessa di carrozze) dentro il quale sono state rinvenute tre perfette monture che rappresentano i Terzi della città. Dopo un attento studio eseguito da Matteo Fontani, si è dimostrato che tali monture, complete di ogni elemento, risalgono al 1904 e non al 1928, come invece era stato ipotizzato in una prima indagine. Monture queste che riprendono un abbigliamento rifacente verosimili modelli vestiari del ‘400. Del resto, seppur le nuove monture che sfilano nel corteo storico più famoso al mondo siano state rinnovate all’inizio di questo nuovo millennio, i loro modelli si rifanno al lontano periodo storico compreso tra 1450 e 1520. Diversa invece è la questione delle chiarine che adesso, a differenza del passato, hanno due misure: quelle corte usate per l’annunciazione delle contrade estratte, e quelle più lunghe usate solo sul carro trascinato dai buoi prima della corsa dei cavalli; ma in entrambi i casi le loro lunghezze non si avvicinano assolutamente a quelle del passato ( forse del 1800) che misurano più di 1,20 metri.

La storia è quella percezione che anche tramite l’utilizzo di uno dei cinque sensi può farti sconfinare in terre lontane, irraggiungibili ma che sicuramente, noi senesi, abbiamo la certezza e la consapevolezza che siano sempre esistite. E così si viene catapultati nell’oscuro passato, quello dei cavalieri, delle tradizioni medievali, dei colori scuri e dei profumi forti non appena vengono aperte le porte di un’ulteriore stanza. E allora, immediatamente si viene pervasi da quell’odore di pelli che è difficile sentire al giorno d’oggi e che ti instaurano la percezione di non essere più nel mondo ultra-tech. Con mano puoi accarezzarli e renderti subito conto della qualità del prodotto; tutte le pelli utilizzate, così come ogni altro materiale che serva per rievocare il ricordo dei fasti e della grandezza antica di Siena, proviene da città toscane: dal distretto della pelle fiorentina, pisana, senese. Perché a Colle Val d’Elsa si trova una delle ditte artigiane da cui escono alcuni dei preziosi prodotti. Lo scenario che si presenta pare quello dei depositi medievali in cui armature,spade ed elmi sono pronti per essere indossati, pronti per la guerra; una guerra però che di lì a poco sarà combattuta solo con il galoppo per tre giri e i nerbi. Spade e altre armi sebbene siano davvero taglienti, in passato, sono state fissate con dei chiodi così da evitare che potessero fare male.

Emozioni, onore, appartenenza è tutto ciò che si vive quando si è a stretto contatto con la storia della tua città. Sembra incredibile pensare che il meraviglioso e unico lavoro che fa oggi Laura Guidolotti sia anch’essa una tradizione ultracentenaria. Un lavoro che usa le stesse tecniche, gli stessi materiali, gli stessi segreti delle sarte del Quattrocento. In un mondo in cui tutto va alla velocità della luce, noi ci ritagliamo attimi che non cambiano mai, ma che in se hanno ancora tanto da raccontare. Perché Siena è vivere, amare, conoscere pur non essendone mai sazi.

Alice Bindi